domenica 26 ottobre 2014

Blue Jasmine: recensione del film di Woody Allen con Cate Blanchett (2013)


E' troppo semplice riassumere in pochissime parole la straordinaria interpretazione di Cate Blanchett: "da Oscar".  Diretta da Woody Allen, l'attrice australiana offre il meglio di sè al punto da guadagnarsi, meritatamente, l'ambita statuetta.
Scrivono in tanti, giustamente, che Woody Allen riesca a far esprimere al meglio quelle attrici che lui elegge come muse: in Blue Jasmine la Blanchett rischia di giganteggiare e sopravanzare persino lo svolgimento narrativo della trama, con i suoi sguardi, con la mimica e la perfetta interpretazione di una donna nevrotica, facendo passare in secondo piano tutto il resto.

Jasmine e Ginger sono due sorelle non di sangue (entrambe adottate dalla stessa famiglia) che vivono agli antipodi l'una dall'altra: la prima in lussuose dimore, l'altra in una semplice abitazione di periferia,  Jasmine accanto ad un uomo ricchissimo ed affascinante,  Ginger prima sposata con un muratore e poi fidanzata con un meccanico.   L'intero filone narrativo si snoda, del resto, fra continui flashback in un coast to coast fra la New York dove la protagonista aveva passato anni fatti di agiatezza, di aerei privati, di enormi gioielli e mega ville, e la San Francisco dove vive Ginger e dove Jasmine si reca per superare un momento difficile. 
Antitetiche in tutto (una bionda, l'altra mora, una tiratissima a lucido, l'altra più che acqua e sapone),  l'occhio cinico e sapiente di Allen porta lo spettatore a conoscere a ritroso nel tempo la storia delle due protagoniste, svelando un particolare per volta, evidenziandone pian piano i difetti, rendendo consapevole pian piano lo spettatore della vera essenza delle due protagoniste. Alla fine del racconto sarà il cinismo a prendere il sopravvento: la vita senza aspirazioni, semplice e normale sarà da preferire a quella fatta di apparenza, di finzione, di ricchezza sparata in primo piano e forse quel "buco" di casa di Ginger sembrerà meno insignificante e quel fidanzato così rozzo, cafone ed ignorante, non sembrerà così male.
Il cinismo di Woody Allen raggiunge l'apice nel descrivere le falsità e le mezze verità che reggono di fatto la vita di buona parte di protagonisti e comparse, nel far notare attraverso lo svolgimento della trama che le vittime possono in realtà essere carnefici e che non tutto è come appare a prima vista, facendo risultare vincenti o, più correttamente non perdenti, quelle figure secondarie che allo spettatore a inizio narrazione erano apparse quasi come insignificanti, lodando quasi la mediocrità (più correttamente la mediocritas latina, non necessariamente dispregiativa) dell'americano medio.


Non è un caso che le tre nomination all'Oscar 2014 siano state per miglior attrice protagonista (la Blanchett), miglior attrice non protagonista (la Hawkins), miglior sceneggiatura originale (Allen). La Hawkins, in particolare, è una grande spalla per la Blanchett. 
Probabilmente ci sono meno risate amare del solito, in quanto gesti e parole della nevrotica Jasmine spingono più alla riflessione che alla risata.
Giudizio complessivo: @@@@ 1/2
Da vedere per la straripante interpretazione di Cate Blanchett

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