lunedì 7 marzo 2011

Il missionario (2009): recensione della commedia francese prodotta da Luc Besson


Il missionario è una commedia francese uscita nelle sale cinematografiche italiane nel 2009. Partendo dall'assioma "l'abito non fa il monaco"  Roger Delattre, regista e sceneggiatore di questa divertente pellicola prodotta da Luc Besson, gioca continuamente con gli abiti scambiati fra due fratelli all'apparenza profondamente differenti, Mario (interpretato da Jean-Marie Bigard), ladro appena uscito di galera dopo sette anni e Patrick (David Strajmayster), sacerdote cattolico.   Per nascondersi ai propri ex colleghi di rapine Mario chiederà infatti aiuto a Patrick che altro non potrà trovare di meglio che vestirlo da prete ed inviarlo  per nascondersi in tal modo in uno sperduto paesino dell'Ardechè, da un altro parroco suo amico. La morte improvvisa del parroco ed il fatto che Mario verrà scambiato per il nuovo sacerdote inviato dalla curia scateneranno una serie di divertenti equivoci.  La necessità da parte di Patrick di sostituirsi a sua volta al fratello per recuperare la rifurtiva, con il conseguente doppio scambio di ruoli, porterà ad altre situazioni divertenti, fino all'epilogo finale in cui dopo una serie di gag, battute, incontri curiosi e personaggi stravaganti, il prete tornerà prete ed il malavitoso potrà riprendere i propri abiti e tornare in possesso del proprio denaro tenuto nascosto per l'intera durata della propria prigionia.
Se è vero infatti che sono diversi i momenti comici, è altresì da sottolineare che il film non decolla mai realmente, alternando spunti decisamente ben riusciti a momenti di pura stagnazione.  Se infatti Roger Delattre si affida alla più naturale e classica commedia degli equivoci, come suggerito da Cineblog,  ""Non siamo ne’ in Paradiso ne’ all’Inferno, ma un quel limbo dove trascorrono l’eternità coloro che vissero sanza infamia e sanza lode. Don Camillo che nasconde il bastone di ciliegio alla vista del Cristo Crocefisso rimane un punto di arrivo ancora molto lontano da raggiungere."" E' evidente del resto -nonchè presente in diverse recensioni pubblicate nella blogosfera- il chiaro riferimento all'indimenticabile ed irraggiungibile Don Camillo di Fernandel.

Giudizio complessivo: @@1/2

2 commenti:

ilbibliofilo ha detto...

con Don Camillo in gara, NON C'E' PER NESSUNO
Mario, il finto prete, si ispira più che altro a Jean Gabin (il DURO DAL CUORE D'ORO) di INTRIGO A PARIGI

Fabrizio Reale ha detto...

Hai perfettamente ragione

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