Anticipato da 12 nomination agli Oscar 2011, è uscito in Italia oggi 28 gennaio "Il discorso del re" (titolo originale The King's speech), pellicola anglo-australiana diretta da Tom Hooper incentrata sulla figura di re Giorgio VI.
Nelle quasi due ore di proiezione, grazie anche ad una trama ben congeniata, lo spettatore segue con attenzione il percorso di crescita del secondogenito del re d'Inghilterra Eduardo VII, Albert, impegnato nella lotta contro un carattere fin troppo timido e remissivo ed una balbuzie pronta a manifestarsi ad ogni evento pubblico in cui sia chiamato a parlare.
Tom Hooper, pur non allontanandosi mai dal canovaccio offerto dalla realtà storica dei personaggi, riesce a fare entrare lo spettatore nella vita del duca di Windsor, a dare il materiale adatto affinchè possa analizzarne la psiche, scoprirne i lati più reconditi del carattere, grazie sia ad un continuo ricorso a primi piani ed alla ricerca dei particolari del corpo che meglio possano manifestare le incertezze del futuro re, sia soprattutto grazie a quella che altrove è stata definita la migliore performance in assoluto di Colin Firth.
Negli ampi saloni dei palazzi reali, per le strade di una Londra piovosa ma affascinante, nei palazzi popolari di una periferia già densamente abitata, vi è sempre dovizia di particolari e descrizioni, senza che nulla sia realmente lasciato al caso, sia esso uno scomodo e piccolo ascensore di un palazzo popolare o l'eccessivo sfarzo dei banchetti organizzati da David appena divenuto re Eduardo VII. Particolare attenzione è stata data anche a costumi e trucco in modo tale che lo spettatore, sopratutto quello anglosassone, potesse facilmente riconoscere i personaggi principali ancor prima che questi parlassero: la famiglia reale intera, compresa la discussa Wallis Simpson, è stata infatti perfettamente caratterizzata.
Perfetta è la descrizione del complesso rapporto che Giorgio VI ha con l'utilizzo della radio, impaurito da quella macchina in grado di trasmettere la sua voce a tutta la popolazione ma conscio del ruolo fondamentale che questo avrebbe avuto per la figura del re e per la nazione in generale. Da figura muta e presenzialista, il re d' Inghilterra era chiamato infatti ad entrare nelle case di tutti i suoi sudditi attraverso la radio, a parlare, a confortare la popolazione nei momenti bui ed a caricarla affinchè potesse uscirne.
Perfetta è la descrizione del complesso rapporto che Giorgio VI ha con l'utilizzo della radio, impaurito da quella macchina in grado di trasmettere la sua voce a tutta la popolazione ma conscio del ruolo fondamentale che questo avrebbe avuto per la figura del re e per la nazione in generale. Da figura muta e presenzialista, il re d' Inghilterra era chiamato infatti ad entrare nelle case di tutti i suoi sudditi attraverso la radio, a parlare, a confortare la popolazione nei momenti bui ed a caricarla affinchè potesse uscirne.
Colin Firth interpreta in maniera magistrale Giorgio VI, riuscendo a dare uno spessore inatteso al personaggio del secondogenito di Giorgio V, timido e balbuziente, in grado poi di affrontare le proprie paure ed i propri limiti per il bene della nazione ancor prima che per se stesso. Eccezionale anche Geoffrey Rush (già candidato all'Oscar in passato per Shakespeare in Love e Quills la penna dello scandalo, conosciuto anche dai più giovani per aver interpretato il pirata Barbossa nella trilogia de I pirati dei Caraibi) nei panni del logopedista australiano dai metodi alternativi. Più che buona anche la performance di Helena Bonham Carter (recentemente apprezzata regina di cuori in Alice nel Paese delle meraviglie di Tim Burton). Che tutti e tre i principali interpreti del film siano stati candidati all'Oscar non è un caso.
Davvero piacevole e perfettamente adatta la colonna sonora, bella la fotografia. Anche se probabilmente il bottino finale di Oscar non sarà elevatissimo (delle sette candidature ai Golden Globe il film ha "portato a casa" solo il premio consegnato a Colin Firth per la migliore interpretazione in ruolo drammatico), si tratta al momento del miglior film uscito in Italia nell'attuale stagione cinematografica.
E' un peccato, ma su questo argomento ci sarebbe da discutere non poco, che il film, nonostante le dodici candidature all'Oscar, sia stato distribuito in poco più di 160 sale cinematografiche disseminate sull'intero territorio nazionale.
Giudizio complessivo: @@@@@1/2
Di seguito è descritta parte della trama. Il trailer è stato precedentemente pubblicato qui
Il duca di Windsor Albert, Bertie per la famiglia, è persona riservata, timida e balbuziente allorquando doveva tenere discorsi in pubblico. Dopo aver provato le soluzioni proposte da diversi medici e logopedisti, su richiesta della moglie decide di recarsi nello studio di un logopedista di origini australiane, Lionel Logue, il quale, con metodi poco ortodossi ed alternativi, proverà a dar al futuro Giorgio VI la forza necessaria per vincere sia la paura che la balbuzie.
Un riferimento a questa recensione verrà pubblicato anche nel laboratorio napoletano
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