giovedì 29 dicembre 2011

Midnight in Paris: recensione e trama del film di Woody Allen con Owen Wilson e Marion Cotillard


Qualche cineasta avrebbe potuto in maniera sublime rappresentare la magia che avvolge la meravigliosa Parigi se non Woody Allen? Midnight in Paris, uscito nelle sale cinematografiche italiane a inizio dicembre 2011, è una favola metropolitana intrisa di magia, di amore per la pittura, per la letteratura e soprattutto per quella Ville Lumiere che negli anni '20 del XX secolo era crocevia dei principali movimenti culturali mondiali, luogo di incontro nei celebrati caffè parigini di artisti del calibro di un Hemingway o di un Fitzgerald, di un Picasso o di un Dalì.
Lo snodarsi della trama fra i boulevard ed i vicoli della capitale francese è un unico, lunghissimo, omaggio ad una delle città più famose del mondo, che gode di una fama romantica da secoli e non ha perso smalto nel passare dai gloriosi anni della Belle Epoque, quando le strade polverose erano solcate ancora dalle carrozze trainate dai cavalli ed i lampioni a gas emettevano la caratteristica fioca luce  notturna, agli altrettando radiosi anni '20, quando le Peugeot transitavano di notte a fari accesi, fino all'epoca attuale, con la Tour Eiffel illuminata in modo tale da brillare allo scoccare di ogni ora della notte.
Per le strade illuminate di una Parigi piovosa e bagnata, con le luci dei lampioni che si specchiano inevitabilmente nelle pozzanghere, Gil (Owen Wilson) riscopre se stesso ed inevitabilmente nota sempre più le incongruenze caratteriali della propria amata, fuggendo da lei e dalle future nozze, come dai dubbi sulle proprie capacità letterarie, rifugiandosi alla mezzanotte per magia nei gloriosi tempi andati, cercando e trovando ispirazione nei grandi classici della letteratura del primo '900, innamorandosi di Adriana, interpretata da Marion Cotillard perfettamente a suo agio nei panni di una bellissima donna di primo Novecento.
Ridurre Midnight in Paris al considerarla esclusivamente una adorabile commedia leggera colta eliminerebbe il filo conduttore che anima i tanti protagonisti ed il messaggio di fondo che il regista affida alle parole di Gertrude Stein, interpretata da una sempre bravissima Kathy Bates, come agli altri protagonisti della pellicola, ovvero che il sognare di rifugiarsi nel passato, di ricercare i miti dell'età d'oro e dei gloriosi tempi antichi, non è solo desiderio di fuggire dal presente ma anche incapacità di prendere coscienza dei problemi del presente in modo tale da risolverli e vivere felicemente la propria epoca.

Piace Owen Wilson perfettamente a suo agio in un personaggio puramente alleniano,stralunato e fuori tempo, inguaribilmente romantico e fortemente critico verso il mondo di Hollywood. Risulta perfettamente antipatica Rachel McAdams, così come il saccente Paul interpretato da Michael Sheen. Divertenti e divertiti gli attori chiamati ad impersonare grandi letterati ed artisti del passato, in particolar modo Adrien Brody nel ruolo di un giovane Salvador Dalì.  Nel cast figura anche Carla Bruni nei panni di una guida turistica, presenza che ha destato non poche polemiche in Francia, dato il doppio ruolo ricoperto dall' ex-modella italiana di attrice e premiere dame. 

Giudizio complessivo: @@@@@

Di seguito è descritta parte della trama
Gil, sceneggiatore di successo che desidera cambiar vita e diventare uno scrittore vero, abbandonando i ricchi contratti di Hollywood, è in vacanza a Parigi insieme alla propria futura sposa Inez ed ai genitori di lei. I due hanno idee differenti sia riguardo il lavoro che lui dovrebbe svolgere, sia sulla scelta della propria casa, dato che Inez preferirebbe una americanissima villa a Malibù con piscina e giardino, mentre Gil è attratto dalla possibilità di trasferirsi a vivere a Parigi, innamorato della città ed appassionato di quella che considera l'epoca d'oro della capitale francese, quegli anni '20 durante i quali i caffè erano luogo d'incontro di grandi della letteratura, della pittura, delle arti visive.  La non simpatica presenza di un'altra coppia, Paul e Carol ed un pizzico di magia che catapulterà il protagonista allo scoccare della mezzanotte come in un sogno ad occhi aperti indietro di novant'anni modificheranno in maniera inevitabile i progetti della coppia...

sabato 24 dicembre 2011

L'asinello: un amico per Natale (1978): recensione del cortometraggio d'animazione della Disney


The small one, cortometraggio d'animazione prodotto da Walt Disney nel 1978 ed uscito in Italia con il nome "L'asinello: un amico per Natale" è una commovente storia di Natale, ambientata nella Palestina ai tempi della nascita di Gesù.
La pellicola rientra nel novero di quelli che sono indicati come "Walt Disney Specials", ovvero di quei cartoni animati che idealmente seguono il filo conduttore delle celeberrime Silly Symphonies, avendo protagonisti che variano di volta in volta.  
La trama è del tutto adatta al Natale ed è focalizzata sull'amicizia vera instauratasi fra un bambino ed un vecchio asinello oramai incapace di sopportare carichi anche piccoli e perciò divenuto inutile. Il viaggio del bambino con il suo asinello verso il mercato della città vicina per vendere "Piccolo", questo il nome dell'asinello, sarà un susseguirsi di incontri negativi, fra derisioni e sfottò dei mercanti di cavalli. Proprio al giungere della sera, quando tutto sembra perduto, arriverà una persona buona interessata a comprare l'asinello per una moneta d'argento, per portare la propria moglie incinta a Betlemme.  L'apparizione della stella cometa su Giuseppe e Maria in groppa all'asinello tranquillizzeranno definitivamente il giovane amico di Piccolo.
The small one è stato prodotto e diretto da quel Don Bluth che solo pochi mesi dopo sarebbe uscito dalla Disney ed avrebbe diretto pellicole divenute "classiche" dell'animazione per bambini come Fievel sbarca in America o Alla Ricerca della Valle Incantata.

Giudizio complessivo: @@@@

In rete, su youtube, esistono riproduzioni integrali di questo classico Disney della durata di 25 minuti.

domenica 18 dicembre 2011

Sherlock Holmes: Gioco di Ombre: recensione e trama del film con Robert Downey Jr e Jude Law


A due anni esatti dall'uscita nelle sale di Sherlock Holmes di Guy Ritchie, Robert downey Jr torna a vestire i numerosi panni del detective più famoso  nel sequel Sherlock Holmes - gioco di ombre.  Il regista, pur mantenendo in sostanza le impostazioni narrative e scenografiche che avevano portato al successo il primo film, insieme alla ottima interpretazione di Robert Downey Jr,  in questa seconda pellicola tende a rimarcare fin quasi all'esasperazione sia certe peculiarità dei caratteri del protagonista e del rapporto che costui ha con il Dottor Watson - Jude Law, che alcuni aspetti del proprio modo di star dietro la macchina da presa.
Il risultato è che il pur bravissimo Robert Downey Jr interpreta uno Sherlock Holmes troppo distante, probabilmente volutamente, dall'originale delineato dal tratto della penna di Sir Arthur Conan Doyle, al contempo troppo vicino a certi action-hero made in Hong-Kong od Hollywood e che invece di seguire una trama che segua la logica deduttiva del protagonista alla ricerca della soluzione del caso lo spettatore si trova catapultato in scene di guerra ed in duelli acrobatici che sembrano più adatti ad ambientazioni cinesi in stile "La tigre e il dragone" o ad ambienti fantascientifici stile Matrix, a causa dell'utilizzo eccessivo del rallenty e di effetti speciali esasperati per un film ambientato nel 1891 con Sherlock Holmes protagonista, esperto sì di arti marziali, ma che nella finzione letteraria aveva sempre risolto i casi con l'uso dell'ingegno e mai con l'abuso della forza. 

Lo Sherlock Holmes di Ritchie è semplicemente eccessivo, sia nei travestimenti che diventano più una mania che necessità legate all'investigazione, che nell'uso smodato, come accennato, della forza fisica e le capacità intuitive e l'uso della logica deduttiva sembrano diventare quasi arti magiche che rendono il protagonista in grado di prevedere ogni mossa dell'avversario in modo da conoscere in anticipo l'esito di qualsiasi scontro fisico.
Gravata dagli effetti speciali e dall'aggiunta di numerose scene di azione, peraltro davvero ben realizzate, la trama sembra quasi essere stata trascurata dal regista e lo scontro fra il professor Moriarty e Sherlock, sulla cui dicotomia dovrebbe basarsi l'intera pellicola, è ridotto a ben poca cosa.
Il dubbio che assale lo spettatore è quale sarebbe stato il giudizio all'uscita dalla sala cinematografica se ad interpretare Sherlock Holmes non fosse stato Robert Downey Jr ma un altro attore, se la straripante simpatia ed autoironia del protagonista non fosse stata in grado di sostenere da sola il personaggio, salvando un film che altrimenti  difficilmente avrebbe potuto raggiungere il "si può vedere".
Il Watson di Jude Law è un po' troppo comprimario rispetto al capitolo precedente di quella che può diventare  una nuova "saga" cinematografica, dato che il finale scelto lascia intendere che nuovi dilemmi dovranno essere risolti dal miglior detective d'Inghilterra.
Debole a causa probabilmente del limitato spazio concesso è il professor Moriarty, quello che dovrebbe essere per capacità intellettive l'alter ego negativo del protagonista, interpretato da Jared Harris.
Alle tre figure femminili presenti è concesso poco spazio, pedine piuttosto che protagoniste, anche perchè chi è dietro la macchina da presa in più punti preferisce soffermarsi sul rapporto fra Holmes e Watson, che in più di un momento sembra non essere quello di due colleghi o amici ma piuttosto di due inconsapevoli amanti.
Come nel primo film le scene in cui sono ricostruite le città di fine XIX secolo sono davvero ben congeniate, con l'inquadratura che volutamente si sofferma su quei particolari (i cantieri della metropolitana a Londra, quelli del Sacro Cuore a Parigi) in grado di far entrare rapidamente il pubblico nel contesto storico in cui è ambientata la narrazione.

GIudizio complessivo: @@@
Il film è risultato essere il più visto nel weekend 16-18 dicembre incassando oltre 3.400.000 milioni di euro nel primo weekend "natalizio".

Di seguito è descritta parte della Trama del film Sherlock Holmes: gioco di ombre

Una bomba a Strasburgo, alcuni delitti insoluti e morti sospette in giro per l'Europa, fatti per tutti del tutto scollegati fra loro tranne che per l'arguto Sherlock Holmes che, orfano del dottor Watson preso dai preparativi del proprio matrimonio, sfrutta l'ex studio di costui per tessere una tela per risalire all'autore dei delitti: l'illustre professore e noto filantropo Prof. James Moriarty, amico personale del primo ministro e persona rispettata in ambito europeo.  Seguendo le mosse dell'amata e disonesta Irene, utilizzata da Moriarty come una sorta di corriere, Sherlock Holmes riesce a sventare un attentato in una sala d'aste ma non a evitare la morte di una pedina fondamentale per cercare di risalire alla verità...

martedì 13 dicembre 2011

Febbre da fieno (2011): recensione del film d'esordio di Laura Luchetti


I primi due minuti di proiezione, la dolce voce narrante ed i tetti di Roma non devono trarre in inganno: Laura Luchetti è distante anni luce da Moccia e Febbre da fieno è una gradevole ed originale commedia romantica per una regista ed autrice esordiente ma con diverse esperienze internazionali nel mondo del dietro le quinte cinematografiche.
Una folata di vento a volte può cambiare la vita delle persone, sulle ali del vento e spinte dai moti amorosi le vite dei protagonisti prendono strade impervie e poco percorse, si allontanano e si avvicinano fin quasi a toccarsi, in una Roma troppo spesso poco descritta nei film nostrani, con ampi sguardi non solo sui luoghi simbolo della città eterna ma soprattutto sui parchi e su alcune strutture ancora non protagoniste di alcuna delle tante pellicole che si girano in capitale.  Febbre da fieno non è un "film piccolo piccolo ma in fondo romantico, malinconico ed idealista", come descritto nella recensione di mymovies.it, uno dei pochi grandi siti di cinema a recensire questa pellicola che è passata nelle sale cinematografiche italiane nel gennaio 2011 raccogliendo pochissimo, almeno non solo.
Anche se febbre da fieno resta ancorato a certi limiti delle commedie giovanili, anche se si nota in più punti che si tratta di un'opera prima,  la bella colonna sonora, le atmosfere surreali, l'originalità indubbia di certe scene che sembrano richiamare più favolosi mondi del cinema francese che stereotipi nostrani, nonchè la capacità di stupire e sorprendere lo spettatore con risvolti inattesi nella trama, fanno sì che questo film piaccia e sorprenda, rapendo lo spettatore in un mondo fatto di vecchi dischi e parrucche, di piccoli drammi familiari e di una sorprendente voglia di vivere e ripartire a dispetto dei problemi quotidiani e delle tragedie inattese.
La diversità è trattata con leggerezza e con quella normalità che spesso manca sia nella vita reale che nella finzione cinematografica, si tratti di diversità di gusti e preferenze sessuali o legata a malattie o financo a bizzarre abitudini ed hobby. 

Se i protagonisti, Diane Fleri (Camilla), coprotagonista e voce narrante del film e Andrea Bosca (Matteo), reale protagonista della pellicola, risultano più che discreti ed adatti ai personaggi che devono interpretare,  il vero punto di forza di febbre da fieno è costituito dalle tante figure di contorno e dai caratteristi. Piacciono  in particolare sia il piccolo Marco Todisco che, a dispetto dell'età, ha già un curriculum da attore consumato, che Mauro Ursella, che, in barba ai preconcetti sui malati down, ha frequentato diversi laboratori teatrali ed ha al suo attivo partecipazioni in fiction e spot televisivi, oltre ad aver debuttato sul grande schermo in questa pellicola. Nel cast figurano anche Giulia Michelini, Giuseppe Gandini, Camilla Filippi ed appare in alcune scene anche Angela Goodwin.

Giudizio complessivo: @@@

Il film è stato co-prodotto dalla The Walt Disney Company Italia ed ha incassato nelle sale cinematografiche italiane solo 64000 euro nel 2011 (fonte mymovies). In questi giorni - articolo scritto il 12/12/2011 - è presente nel palinsesto televisivo dei canali cinema di Sky Italia.

mercoledì 7 dicembre 2011

Radici, film musicale su e con Enzo Gragnaniello, dall' 8 dicembre nelle sale cinematografiche

la locandina del film Radici
Si riceve e volentieri si pubblica il comunicato stampa riguardante l'uscita al cinema Martos Metropolitan di Napoli del film musicale "Radici" di Carlo Luglio su e con Enzo Gragnagniello, su cui già si è scritto in occasione della prima.
 Radici, il film musicale di Carlo Luglio, arriva in sala Giovedì 8 Dicembre 2011

Giovedì 8 Dicembre 2011, Figli del Bronx in collaborazione con il Comune di Napoli e l'Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, annuncia l'uscita al Cinema Martos Metropolitan di Napoli del film musicale "Radici" di Carlo Luglio su e con Enzo Gragnagniello, presentato nella sezione “Giornate degli Autori” della 68. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (2011). Nel cast figurano Tony Cercola, Franco Del Prete, Maria Luisa Santella, Enzo Moscato, Riccardo Veno, James Senese, Ida Di Benedetto, Ciccio Merolla, Giovanni Persico, Piero Gallo, Francesco Iadicicco, Attilio Pastore, Erasmo Petrigna. “Radici” è una produzione “Figli del Bronx” (Gaetano Di Vaio, Pietro Pizzimento, Fabio Gargano) per la distribuzione di “Minerva Pictures Group”. 

Giovedì 15 Dicembre 2011, all'Istituto di Cultura Italiano di Parigi avrà inizio il "Mala Vista Social Tour" - proiezione del film "Radici" + concerto di Enzo Gragnaniello e i Sud Express, con special guest Tony Cercola, Ciccio Merolla e Riccardo Veno, la seconda tappa del tour è prevista per il 22 dicembre alla Multisala Sofia di Pozzuoli, a seguire il 1° Gennaio 2012 al festival "Capri Hollywood" di Capri, il 2 Gennaio al Teatro Augusteo di Napoli, il 7 Gennaio al Cinema Pierrot di Ponticelli, il 12 gennaio al Teatro Cinema La Perla di Agnano ed il 21 Gennaio al Teatro Cinema delle Arti di Salerno. Il tour lascerà i confini nazionali per continuare il viaggio il 14 Febbraio 2012 a Mosca e si concluderà nel mese di Aprile al Barbican Centre di Londra all'interno del Film Festival LIDF. 

Info: Figli del Bronx tel. 0810203639
Link Trailer "Radici " di Carlo Luglio : http://youtu.be/SHh6tEGy6hE
Il film è un viaggio musicale con Enzo Gragnaniello nella memoria di una Napoli di “sotto”, dei suoi luoghi magici, mitologici e storici ma, anche un percorso nella città di “sopra”, attraverso i suoi monumenti e i suoi quartieri più vivi, sempre punteggiato dalle performance realistiche e oniriche di Gragnaniello con i Sud Express che si intrecciano in siparietti con artisti partenopei. Una sorta di musicarello su presente e passato con un taglio leggero che infonde emozioni musicali e visive con il proposito di regalare allo spettatore scorci sulla bellezza millenaria e sulle vitalità nostrane ormai offuscate da continue rappresentazioni mediatiche sul degrado umano e territoriale.

martedì 6 dicembre 2011

Questo blog è CO2 neutral

Laboratorio di cinema: recensioni ed altro, come gli altri blog di Fabrizio Reale (Quelli di ingegneria meccanica, laboratorionapoletano.com e Fabrizio Reale's photo blog), aderisce all'iniziativa ecologica "Il mio blog è CO2-neutral", iniziativa che ha come scopo la riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera, principale causa dell'effetto serra, compensando le emissioni in atmosfera legate al funzionamento ed all'essere on line di un blog con un albero in più piantato. Un blog diventa in tal modo "a impatto zero" per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Quanta anidride carbonica produce un blog?  Analogamente a quanto è stato tempo fa calcolato per quanto riguarda le singole ricerche sul motore di ricerca google,  il Dr. Alexander Wissner-Gross, attivista ambientale e fisico di Harvard,  ha stimato che un sito web produce una media di circa 0,02 g di CO2 per ogni visita. Assumendo 15.000 pagine visite al mese, questo si traduce in 3,6 kg di CO2 l'anno, produzione legata soprattutto al funzionamento dei server che ospitano il sito.  
Quanta anidride carbonica assorbe in un anno un solo, singolo, albero?  Dipende da diversi fattori, ma la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) calcola che un albero assorba ogni anno in media circa 10kg di CO2. Assumendo un valore prudente di 5 kg di CO2 assorbita per albero,  appare evidente che un singolo albero piantato possa compensare l'emissione di anidride carbonica legata al funzionamento di un blog. 
Con queste premesse appare evidente quanto sia interessante e valida l'iniziativa ecologica promossa da  Doveconviene.it, società che si occupa di digitalizzare tutti i volantini delle principali catene commerciali e di pubblicarli online per evitare lo spreco di carta ( Leclerc, Carrefour, Bricoman solo per citarne alcune), la quale,  in collaborazione con iplantatree.org, si impegna a piantare un albero in una zona interessata da un progetto di riforestazione per ogni blog che aderisce.  
 

martedì 29 novembre 2011

Lavazza cerca nuovi talenti per realizzare un corto d'animazione

Chi scrive apprezza sempre le nuove forme di comunicazione e marketing, in particolar modo quando le agenzie scelgono come canali privilegiati i blog maggiormente in tema con il messaggio da veicolare. 
In tal senso la scelta da parte di Lavazza, marchio su cui è inutile a causa dell'eccessiva fama aggiungere anche una sola parola di commento, di coinvolgere appassionati di cinema e scrittura nella realizzazione di un corto d'animazione per lanciare Favola, nuovo sistema espresso di Lavazza a modo mio, sembra essere al contempo interessante ed intrigrante.  Segue un breve comunicato stampa.

Vuoi scrivere il soggetto per un corto d’animazione e partecipare alla sua produzione? 
Dal 28 novembre 2011 al 28 febbraio 2012 Lavazza dedica agli storyteller un’iniziativa per scoprire nuovi talenti della penna e della creatività. Lavazza da anni è alla ricerca di nuovi talenti in vari campi artistici. Quest’anno ha avuto particolare successo l’iniziativa di photoscouting 20Calendars (http://20calendars.lavazza.com/ ) per celebrare i 20 anni del calendario Lavazza, che ha permesso a tre talenti scoperti online di esporre accanto ai grandi nomi della fotografia internazionale nella mostra “Con te partirò” alla Triennale di Milano. Questa è la volta degli storyteller: gli appassionati di cinema e scrittura potranno inviare il loro soggetto in massimo 150 parole per narrare una storia del mondo di Favola, il nuovo sistema espresso di Lavazza A Modo Mio. L’autore della storia selezionata dalla giuria di qualità di Lavazza sarà invitato a partecipare alla sua realizzazione in collaborazione con lo studio Maga Animation e in più riceverà una Favola. Per prendere parte al talent scouting di Favola è necessario inviare la propria storia di 150 parole sul sito http://www.lavazzamodomio.it/ 
È possibile mandare più di una storia e si può scegliere di ispirarsi ai personaggi descritti nella pagina dedicata al talent o di inventarne nuovi. Brevità, leggerezza, originalità e poesia sono le caratteristiche fondamentali in base alle quali verranno valutate le storie!

martedì 8 novembre 2011

La peggior settimana della mia vita: recensione del film con Fabio de Luigi, Cristiana Capotondi e Alessandro Siani

La peggior settimana della mia vita, primo film da regista di Alessandro Genovesi, è una leggera e divertente commedia incentrata sulla settimana precedente il matrimonio del protagonista Paolo, interpretato da Fabio de Luigi, durante la quale una serie di eventi tragicomici rischia di trasformare quella che dovrebbe essere, almeno secondo gli auspici iniziali, la migliore settimana della propria vita, in una serie di giornate da incubo
L'ansia di risultare simpatico e valido agli occhi dei futuri suoceri ed una serie di imprevisti faranno sì che il futuro sposo venga a ritrovarsi in un susseguirsi di incresciose ed inverosimili situazioni, da cui non sarà semplice uscire se non risultando sempre più improbabile come genero agli occhi dei genitori della sposa. In questo La peggior settimana della mia vita richiama un po', senza uguale originalità e con le dovute proporzioni legate alla caratura degli attori, ti presento i miei anche se la "fonte principale" di ispirazione è la sitcom statunitense La Peggior settimana della mia vita andata in onda anche in Italia nel corso del 2009, a sua volta tratta dalla sitcom britannica The Worst week of my life.
 Ritenendo che film come questi abbiano come unico scopo quello di costituire un breve intervallo dallo stress quotidiano, senza alcuna reale pretesa di rappresentare spaccati di scena vissuta o idee e pensieri, va scritto che in tal senso la pellicola raggiunge pienamente il proprio obiettivo, dato che in sala si ride di gusto in più di un'occasione e che la trama, pur rabberciata in più punti, non presenta pause noiose durante la proiezione. 
Se infatti alcune scene sono fra di loro scollegate, ridotte a pure e semplici gag coadiuvate anche dal fatto che il procedere degli eventi sia diviso per giorni ed intervallato dall'indicazione temporale, all'interno dei singoli spezzoni di pellicola le vicende dei protagonisti scorrono abbastanza fluide e c'è qualche spunto comico originale. 
Alessandro Siani, preso in misura contenuta come in questo caso, non dispiace nè sembra eccessivo nella ricerca della risata causata dall'esasperazione verbale del proprio dialetto partenopeo anche se in più di un'occasione sembra scimmiottare senza successo l'indimenticato ed imparagonabile Massimo Troisi.
Come spesso accade per i film di questo genere, un notevole aspetto negativo sta nella troppo poco occulta pubblicità che obbliga sceneggiatori e regista a creare quelle condizioni tali da mettere in risalto questo o quel marchio, realizzando scene che ben poco hanno a che fare con la trama, obbligando i protagonisti a entrare in qualche negozio per oscuri motivi o ad aprire il frigorifero senza alcun perchè che non sia quello di far apparire un determinato prodotto o marchio: nessuno è contrario alla pubblicità nei film purchè sia al servizio della trama e non viceversa...
Il film, a parte le scene asservite alle pubblicità, ruota intorno al protagonista principale e pertanto risente degli alti e bassi dovuti alla recitazione di Fabio de Luigi, spesso divertente, talvolta un po' troppo ripetitivo in mimica e modi di esprimersi divenuti un po' troppo dei "classici" a loro modo del suo recitare, a prescindere dal ruolo interpretato. 

Buona nel complesso la performance di Fabio de Luigi, mentre Cristiana Capotondi si limita ad essere una spalla quasi trasparente, nè comica nè capace di offrire spunti di riflessione. Divertente a tratti Alessandro Siani, che in questo film ha un ruolo marginale.
Se le performance di Monica Guerritore - la mamma della sposa - ed Antonio Catani - il padre- non convincono in pieno, divertente è la nonna interpretata da Gisella Sofio e spassose sono le apparizioni di Andrea Mingardi e Rosalba Pippa in arte Arisa, che nella loro breve apparizione si concedono anche un duetto canoro.
Giudizio complessivo: @@@

La trama è già stata pubblicata in un altro post, insieme a contenuti speciali aggiuntivi

lunedì 7 novembre 2011

La Kryptonite nella borsa: recensione del film di Ivan Cotroneo con Valeria Golino, Cristiana Capotondi, Luca Zingaretti, Libero de Rienzo

Ricevo e volentieri pubblico  Io la recensione del film La Kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo con Valeria Golino, Cristiana Capotondi, Luca Zingaretti, Libero de Rienzo, scritta da Daniela Persico di Incontrollabilmente Io. Lo stile della blogger napoletana è sicuramente differente da quello del sottoscritto, il che conferisce a questa recensione, come alle altre sue pubblicate in passato su questo blog, grande originalità.  Trattandosi di una pellicola che celebra Napoli, questa recensione verrà pubblicata anche su www.laboratorionapoletano.com

La kryptonite nella borse è un film delizioso.
Potrei anche smettere qui, perché parlare di certe cose - anche analizzandole, anche sottolineandole nei più sottili passaggi, anche cogliendone le più giuste e profonde sfumature -, alle volte, fa correre il rischio di banalizzarle.

Perché le "cose" carine, lievi e dolci sono tali perché sono tali; sono tali in quanto semplici.
E da semplici andrebbero prese, senza tanta liturgia.
Ma non resisto, ovviamente. Perché sono io, intanto.
Ma anche perché questo film voglio celebrarlo, perché celebra quello che ho di più caro al mondo:  Napoli e l'idea migliore della napoletanietà.

Voglio celebrarlo, anche e soprattutto, per fare un piccolo ma sentitissimo omaggio a quello che, a mio parere, è un genio misconosciuto alle masse (non all'intellighenzia, fortunatamente): Ivan Cotroneo.
Ivan Cotroneo è il regista, lo sceneggiatore del film.
Cotroneo è il sorriso, la fragilità, la forza, che si nasconde dietro ogni protagonista, ma è anche l'autore del libro da cui è stato tratto questo piccolo, delicato, romanticissimo film, che, come programaticamente si afferma, è una storia d'amore.

Bisogna però intendersi su cosa s'intenda per amore.

Cotroneo, e tutti i folli savi, lo intende bacchicamente, come sentimento onnicomprensivo, come moto dell'animo costante, come occhio sempre aperto che sottolinea e gode della bellezza, ovunque la incontri, in una persona, in un luogo, in un oggetto, in una situazione.

E così, quello che questo piccolo prezioso film resistituisce allo spettatore è sì, la storia di un piccolo ed imberbe Ulysses perso nella napoletanità dei primi anni settanta; sono sì le sue romantiche peregrinazioni ai bordi del collasso del suo mondo (la crisi del rapporto dei suoi genitori, la depressione della madre, la perdita dell'amato cugino che crede di essere Superman, l'incapacità di affrontare quelli più cattivi, o semplicemente più stupidi, di lui).
Ma, anche e soprattutto, La kryptonite nella borsa regala un amore pindarico ed onnicomprensivo per Napoli, città emblematica di tanto, come sempre.

Napoli è, per Ivan Cotroneo che ci è nato sul finire degli anni sessanta, madre - una sorta di quarta madre -, ispirazione, donna da corteggiare (meravigliosa dopo una pletora di piccoli deliziosi dettagli la transvolata notturna sulle suggestive note di Life on Mars, immarcescibile canzone del Duca Bianco, indubbia dichiarazione d'amore alla città che pure ha abbondonato in gioventù), consolazione, monito e perfino estrema censura.

La povertà cui sa costringere alcuni dei suoi figli, infatti, è punizione e compatimento, sembra dirci Cotroneo.


E così, potrei dire del cast particolarissimo che va da una perfetta Golino, malinconica e dolente, ad un'ineffabile Anita Caprioli, nel ruolo di una napoletanissima Madre celeste, rassegnata alle esosità di noi altri umani, alla sempre brava De Cicco (attrice, anch'essa non valorizzata come dovrebbe, pur vantando partecipazioni in film autoriali di alto livello), al misurato e affascinante Gifuni, al dolce "bastardo incosciente" Zingaretti, che fa della propria inadeugatezza riscatto, dopo l'uccisione di tre pulcini e grazie ad un'insalata.

E ancora potrei ricordare "i ragazzi del mistero" Capotondi e De Rienzo bellissimi, divertentissimi, ma l'uno per l'altra, come ogni fratello dovrebbe essere.
E soprattutto sottolineare la bravura del giovanissimo Nemolato, SuperMan per amore,
 Cotroneo per vocazione (un po' come accade nei film di Allen in cui la parte idealmente sua è interpretata da altri attori, Nemolato finisce perfino per somigliare fisicamente ad Ivan Cotroneo).

Efficacissimo nelle sue apparizioni, incredibile nell'imperdibile monologo finale.

Oppure potrei sottolineare quella che forse, inaspettatamente, è stata la scena migliore: un uomo, Massimiliano Gallo, che in ppp strettissimo, parla sulle scale di un palazzo popolare alle soglie di quello che se non stesse, per l'appunto su delle scale, sarebbe decisamente un vascio, o meglio ancora la perfetta resa visiva della casa paterna di Filomena Marturano.
Due stanze (i nostri appartamenti) in cui abitano padri, figli, madri, fratelli in generazioni trasversali, di letti sempre disfatti, in quanto unici mobili.

L'emblema di una napoletanità povera che non è mai povera napoletanità.

O forse che non lo era.

Un uomo che dall'alto di un'evidente differente situazione socio-culturale-censuale, in quel "vascio" ci entra per prendere e portare via la donna della vita, quella che cercava l'uomo ricco, ma che, alla fine, arrossisce e gode solo del suo ricco amore.

E perché, come direbbe, Rosaria, intrappolata più che nel tradimento patito, nella propria differente sensibilità, non possiamo essere tutti felici così?

Io sono un'enfatica, lo so, credo nelle cose che amo, pure questo è vero. 


Eppure vi prego, e lo faccio con tutto il cuore, di vedere La kryptonite nella borsa, di leggerlo perfino.

Di conoscere, amare, diffondere, l'esitenza di Ivan Cotroneo, regista, scrittore, traduttore di Kureishi e Cunnigham, autore televisivo di Serena Dandini e Corrado Guzzanti, autore di testi teatrali.

Di amare e far amare Ivan Cotroneo, napoletano.

 

giovedì 27 ottobre 2011

Vietato pubblicare TRAILER dei film on line senza pagare la SIAE?

La notizia sta rimbalzando in rete nelle ultime ore e rischia di far sì che presto spariscano dalla rete tutti i trailer di film in uscita pubblicati o "embeddati" su siti internet commerciali, blog cinefili, pagine personali.  Leggendo quanto pubblicato in origine su Corriere della fantascienza, rilanciato da manteblog ed approfondito da Il Post  è illegale, in base ad accordi fra SIAE e case di produzione cinematografica, pubblicare un trailer di film on line e sembra da quanto riportato che la SIAE stia iniziando a contattare singoli editori web per richiedere una tassa che, per quanto non gigantesca - alcune centinaia di euro per massimo 30 trailer annui - in dimensioni, è sicuramente improponibile per tutti quei siti e blog personali che, trattando argomenti di cinema, non solo forniscono pubblicità gratuita ai film in uscita ma di fatto offrono un servizio per l'intera industria del cinema senza compenso alcuno che non siano quelli derivanti dalla pubblicità inserita fra un articolo e l'altro, il che spesso per blog personali si traduce in pochi euro annui.
Appare assurdo vietare i trailer dei film, ritenuti da chi scrive indispensabili nell'indirizzare uno spettatore verso questo o quel film, pubblicità gratuita per un circuito, quello cinematografico, spesso in crisi. Appare ancora più assurdo alla luce del fatto che spesso le singole società di marketing legate alle case produttrici contattano blogger cinefili per richiedere link o pubblicazione a questo  o quel filmato in anteprima pubblicato su youtube, considerando un blog cinefilo veicolo di qualità ancor prima che di quantità per pubblicizzare in maniera opportuna l'uscita nelle sale cinematografiche di una pellicola. 
La SIAE dovrebbe impegnarsi su altri fonti piuttosto che cercare strani percorsi che rischiano solo di danneggiare gli autori ed editori invece che di tutelarli!!!

Carnage: recensione del film di Roman Polanski con Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz

Non è semplice riuscire a realizzare una pellicola la cui unica ambientazione sia una stanza di appartamento senza che il pubblico debba annoiarsi un istante solo. Carnage, applaudito ma non premiato all'ultima mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, è probabilmente il più interessante fra i film usciti nelle sale cinematografiche nel terzo quadrimestre del 2011, con un magistrale Roman Polanski dietro la macchina da presa, in grado di evidenziare anche il minimo sussulto emotivo di ciascuno dei quattro protagonisti principali, capace di descrivere un piccolo psico-dramma familiare con una cura dei particolari quasi maniacale, dove nulla è lasciato al caso, nemmeno la disposizione dei libri su un tavolino.  
Con doviziosi e continui cambi di messa a fuoco attraverso una cinepresa spesso ferma ed immobile, talvolta concitatamente in movimento, sfruttando gli angoli dell'appartamento ed ogni singola superficie in grado di riflettere l'immagine dei protagonisti, il regista riesce a dare spessore ad un incontro conciliatore fra due coppie di genitori, a delinearne in maniera più che approfondita il carattere, le idee, le movenze, chiedendo a consumati e bravissimi attori di abbandonare i cliché tipici di chi recita davanti ad una macchina da presa per prendere quelle movenze ed espressioni facciali tipiche dell'attore di teatro.  Basata sulla pluripremiata piece teatrale Le Dieu du carnage,  l'intera pellicola offre spunti da antologia del cinema e già i primi istanti del film sono di sicuro impatto, con l'ottica fissa su un angolo di un parco di Brooklyn,  mentre, allo scorrere dei titoli di testa ed ancora con la colonna sonora in sottofondo, si scorgono da lontano dei ragazzini intenti a litigare ed uno di questi colpire l'avversario al volto con un bastone: lo spunto affinchè due coppie all'apparenza del tutto distanti e differenti fra loro si incontrino è offerto.
Carnage rientra nel novero delle "black comedy" e se è indubbio che si rida in alcuni passaggi, va sottolineato che il cinismo ed il modo di comportarsi di alcuni dei protagonisti sia tale da riuscire a suscitare sentimenti di antipatia in buona parte del pubblico, che tende a partecipare pertanto emotivamente al susseguirsi degli eventi in casa Longstreet, a quel balletto fra uscite e rientri in scena, all'alternarsi del ruolo di "cattivo" ed al venir meno, con il tempo e con l'aiuto di una buona dose di un buon scotch invecchiato, di qualsiasi maschera finto-buonista portata da ciascun genitore.

Bravissimi tutti e quattro i protagonisti, eccezionale Jodie Foster capace di trasmettere dubbi e sicurezze, di irretire o rendere accondiscendente lo spettatore con una smorfia o uno sguardo, con un cambio di colorito o una semplice parola non detta.  Splendidamente irritante a causa del ruolo di cinico avvocato di punta di una casa farmaceutica chiamata a difendersi da una probabile class action, comico nel momento della perdita del prezioso telefonino,  Christop Waltz conferma le eccellenti doti che lo hanno portato a vincere l'Oscar nel 2010 per Bastardi senza gloria.  Kate Winslet recita quasi alla pari della Foster, più che buona l'interpretazione di John C. Reilly.

Giudizio complessivo: @@@@@1/2



lunedì 24 ottobre 2011

Insidious: trailer, trama, note di regia e contenuti aggiuntivi del film horror in uscita il 28 ottobre 2011

una scena del film Insidious

Un urlo nella notte, strane presenze, sono numerosi i contenuti speciali pubblicati in rete per il lancio del film horror Insidious, distribuito in Italia dalla FilmAuro del beneamato - dai tifosi napoletani - Aurelio De Laurentiis, realizzato dagli autori di Paranormal Activity e di Saw, che nei soli Stati Uniti ha incassato - fonte wikipedia - oltre 90 milioni di dollari a fronte di una spesa di 1.5 milioni di dollari.  Oltre al trailer ufficiale, di seguito riportato, sono pertanto disponibili in anteprima rispetto all'uscita nelle sale cinematografiche italiane, prevista per il  28 ottobre 2011, due contenuti speciali, la sinossi ufficiale e note del regista James Wan.

Strane presenze - contenuto del film Insidious in anteprima:

Il trailer del film Insidous


La trama ufficiale del film "Insidious"
Una giovane coppia, Renai (Rose Byrne) e Josh (Patrick Wilson), si trasferisce con i suoi tre bambini in una vecchia e, in apparenza, tranquilla casa di periferia. Quando a causa di una caduta accidentale, il più grande dei figli, Dalton (Ty Simpkins), entra in coma, per la famiglia ha inizio un vero e proprio incubo. I medici non riescono a dare una spiegazione clinica allo stato vegetativo di Dalton, il ragazzo non ha riportato traumi importanti e tutto sembra far pensare che sia lui stesso a non volersi più svegliare. In concomitanza con la malattia del bambino, strani fenomeni cominciano a verificarsi all’interno dell’abitazione: scricchiolii e inspiegabili rumori, porte che si aprono e si chiudono da sole, libri che cadono misteriosamente dalla libreria, fino alla presenza di un’entità terrificante che soltanto Renai riesce a vedere. Spaventata da quanto avviene intorno a loro, la coppia decide di traslocare, ma le cose non sembrano migliorare. Gli stessi fenomeni si ripresentano anche nella nuova casa. In loro aiuto arriva la madre di Josh, Lorraine (Barbara Hershey), che decide di rivolgersi ad una vecchia medium, Elise (Lin Shaye), per capire chi o cosa stia minacciando suo figlio e la sua famiglia. L’arrivo della donna farà emergere un’inquietante verità…

Note di regia 
  Sono sempre stato appassionato di storie di fantasmi e l’idea di un film su una casa infestata dagli spiriti mi ha sempre allettato. Così ho proposto a Leigh Whannell di scrivere insieme a me una sceneggiatura che in qualche modo distorcesse i canoni di questo genere horror. L’idea di base era quella di un film che iniziasse come una tradizionale storia di fanstasmi e di case stregate per poi trasformasi in qualcosa di completamente diverso. Sapevo di non voler realizzare un altro film horror cruento come Saw, perciò mi sono concentrato su elementi spaventosi e terrificanti che non avessero bisogno di sangue. Abbiamo guardato tanti vecchi film in bianco e nero caratterizzati da un’atmosfera inquietante come Carnival of Souls e Suspense e poi abbiamo deciso di attingere a storie sovrannaturali che avevamo vissuto in prima persona o che erano accadute ad amici o familiari. Una scena del film si ispira ad un incidente che mi è accaduto una volta in piena notte, mentre stavo dormendo: l’allarme scattò e il suo suono penetrante mi svegliò brutalmente, terrorizzandomi. Quando un allarme scatta all’improvviso, di solito significa una cosa soltanto: che qualcuno sta entrando in casa. Cose di questo genere mi spaventano molto, quindi ho pensato di usarle nella sceneggiatura. Da un punto di vista tecnico potremmo quasi dire che Insidious è basato su fatti reali. Quasi tutti gli elementi terrificanti nel film sono tratti da esperienze accadute intorno a noi e sono storie da far rabbrividire. Per i protagonisti volevo grandi attori che sembrassero reali e li ho trovati in Rose Byrne e Patrick Wilson. Credo che le loro interpretazioni diano al film una forte componente di verità. Quando il figlio entra in coma, il panico e l’angoscia sono tangibili. La colonna sonora che ho progettato con il mio compositore, Joe Bishara, consiste in una serie di suoni battenti atonali di piano e di violini striduli che danno un senso di disturbo e di disagio. Ci hanno ispirato molto le colonne sonore di Shining e de L’Esorcista. Credo che Bishara abbia fatto un gran lavoro, riuscendo a carpire quel senso di inquietudine che cercavo. Il primo film horror che ho visto da ragazzo è stato Poltergeist e mi terrorizzò. Poi quando sono cresciuto ho apprezzato e molto L’Esorcista. Qualcuno ha descritto Insidioius come l’incontro tra Poltergeist e L’Esorcista. Mi piace. Vorrei che i fan si godessero il film per quel che è: una storia terrificante e inquietante vecchio stile, che rappresenta un omaggio ai film con cui siamo cresciuti e che abbiamo amato, ma allo stesso tempo ricca di elementi non tradizionali. Significa molto per me che gli appassionati di horror vedano e riconoscano che ci sono registi che cercano di andare controcorrente per creare qualcosa di nuovo e unico, piuttosto che il solito sequel o remake.
James Wan

CAST artistico


Josh Lambert                   PATRICK WILSON
Renai Lambert                 ROSE BYRNE
Dalton Lambert                TY SIMPKINS
Lorraine Lambert             BARBARA HERSHEY
Elise Rainier                    LIN SHAYE
Specs                              LEIGH WHANNELL
Tucker                             ANGUS SAMPSON
Foster Lambert                ANDREW ASTOR
Adele                              CORBETT TUCK
Kelly                               HEATHER TOCQUIGNY
Dottor Sercarz                 RUBEN PLA
Padre Martin                    JOHN HENRY BINDER

giovedì 20 ottobre 2011

I due presidenti (2010): recensione del film con Dennis Quaid e Michael Sheen


Raccontare la storia recente senza sfociare nel documentaristico è qualcosa di complesso e spesso di arduo da realizzare. Accade infatti che in pellicole come "I due presidenti", solito titolo italiano di gran lunga meno di impatto dell'originale "The Special Relationship",  l'attenzione sia talmente rivolta a far assomigliare i protagonisti ai loro omologhi reali da far trascurare alcuni elementi essenziali per la buona riuscita di un film.  Terza pellicola incentrata sulla carismatica figura di Tony Blair per lo sceneggiatore Peter Morgan e per l'attore Michael Sheen, su I due presidenti pesa il fatto di essere nata fondamentalmente per un pubblico da tv via cavo, non cinematografico, sebbene sia stata in alcuni casi, come in Italia, distribuita nelle sale cinematografiche con ben poco successo.  
La trama ricostruisce il rapporto di amicizia speciale che si instaura quasi istantaneamente fra Bill Clinton, presidente in carica degli Stati Uniti d'America ed il più giovane Tony Blair, in procinto di essere il primo laburista a ricoprire la carica di primo ministro dopo oltre diciotto anni di governo conservatore. Il punto di vista, come nelle due pellicole precedenti, è quello del leader laburista, così come sulla sua figura è fissata la cinepresa, sulla rapida crescita in termini di consenso da una parte e di consapevolezza del proprio ruolo dall'altra, nel passare da discente dinanzi alla figura dominante del grande Clinton a docente di politica a fine mandato del presidente americano.  Se il tema principale è il rapporto speciale fra i due presidenti, è indubbio che il regista, così come l'autore del soggetto e della scenografia, sia quello di descrivere la parabola non da tutti apprezzata di un leader laburista, progressista, all'apparenza idealista sognatore di un partito laburista mondiale che poi si rivelerà grande amico ed alleato del più conservatore fra i capi di stato occidentali, George W. Bush, criticato per questo anche in maniera molto dura, come accadde con la canzone di George Michael Shoot the dog. 
Non è un caso che la realtà ceda il passo alla finzione cinematografica nel passaggio di consegne fra Clinton e Bush, allorquando al Blair di Sheen si sostituirà nelle scene finali quello originale, nel primo incontro ufficiale a Camp David che sancirà una nuova e del tutto differente relazione speciale.

Oramai perfettamente simbiotico con Tony Blair, Michael Sheen riesce ad interpretare alla perfezione il personaggio politico anglosassone, meno adatto al ruolo Dennis Quaid, non simile nell'estetica e spesso fin troppo macchiettistico. Ottime nel ruolo dell first lady sia Hope Davis, Hillary Clinton, che Helen McCrory.  Fin troppo caricaturale la figura di Chirac, del tutto assenti dal panorama politico descritto nella pellicola, di produzione HBO e BBC, i protagonisti della scena italica.

Come documentario o docufiction la pellicola non è male, come film adatto ad una sala cinematografica il giudizio è invece inferiore.
Giudizio complessivo: @@1/2

giovedì 13 ottobre 2011

La peggior settimana della mia vita: trama, trailer, clip e altro del film con Fabio de Luigi, Cristiana Capotondi e Alessandro Siani

una scena del film: Fabio de Luigi, Cristiana Capotondi ed in secondo piano Alessandro Siani
La recensione del film è stata pubblicata in data 08/11/2011
Accanto al trailer ufficiale,  per l'uscita nelle sale cinematografiche italiane, prevista per venerdì 28 ottobre 2011, di "La peggior settimana della mia vita" sono disponibili on line sui principali blog e siti cinefili la sinossi, numerosi contenuti speciali, clip aggiuntive, fotografie scattate sul set della commedia diretta da Alessandro Genovesi, all'esordio come regista dopo essere stato sceneggiatore ed autore del soggetto di Happy Family, film di Gabriele Salvatores del 2010, presente indirettamente in questa pellicola in quanto socio della casa produttrice, la Colorado Film. Il cast è di prim'ordine per quanto riguarda le commedie italiane, in quanto protagonisti della pellicola sono Fabio de Luigi e Cristiana Capotondi.  Nel cast figurano anche d Alessandro Siani, Arisa, Andrea Mingardi, Monica Guerritore, Nadir Caselli, Chiara Francini,  Antonio Catani e Gisella Sofio. In alcune scene appare - è il prete sull'altare - anche lo stesso regista.
Il film, prodotto dalla Colorado Film, sarà distribuito dalla Warner Bros Italia.

La clip di seguito riportata affronta uno degli argomenti più "classici" legati alla "peggiore settimana della propria vita", ovvero la scelta dei posti a sedere per il banchetto nuziale.
"Il tavolo degli inutili" tratto da "La peggior settimana delle mia vita":

La trama ufficiale  del film:
 La settimana che precede le nozze di Paolo e Margherita. Paolo ha quarant’anni, vive a Milano, ha un lavoro che gli piace e un amico di nome Ivano che gli farà anche da testimone. Margherita invece di anni ne ha trenta, fa il veterinario e si porta in dote una famiglia eccentricamente borghese che vive in un’austera villa sul lago di Como. Forse a causa della soggezione che ha nei confronti dei genitori di Margherita, e probabilmente anche per l’agitazione di dover pronunciarea a breve il fatidico sì, fin dall’inizio della settimana Paolo entra in un vortice di tragicomici eventi. Tutte le cose che fa per piacere ai genitori di Margherita, si trasformano in dei disastri tali da mettere seriamente in discussione lo svolgersi del matrimonio. Le situazioni diventano sempre più paradossali e, ogni volta che Paolo crede di risolvere tutto con l’aiuto dell’amico Ivano le cose peggiorano ulteriormente, in maniera decisamente clamorosa. Una macedonia di situazioni imbarazzanti, e allo stesso tempo molto divertenti, su quanto i giorni che precedono il matrimonio, una delle esperienze più belle della vita, si possano trasformare nella peggior settimana della nostra vita. 

un'altra scena del film (Alessandro Siani e Fabio de Luigi)

CAST

Paolo             Fabio De Luigi
Margherita     Cristiana Capotondi
Clara             Monica Guerritore
Giorgio          Antonio Catani
a Ginevra       Nadir Caselli
Simona         Chiara Francini
Martina        Arisa
Dino             Andrea Mingardi
Nonna          Gisella Sofio
Ivano            Alessandro Siani
Prete           Alessandro Genovesi

Le avventure di Tin Tin - il segreto dell'unicorno: trailer, giochi e concorsi sul nuovo film di Steven Spielberg


Il 28 ottobre uscirà nelle sale cinematografiche italiane "Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno". Per l'occasione, come riportato nel comunicato allegato, la Peugeot, partner pubblicitario del film diretto da Steven Spielberg, ha lanciato sul proprio sito un gioco on line ed un concorso a tema.

Occhio al dettaglio! 
mettiti in gioco con Peugeot & Tin Tin
Peugeot è partner dell’ultimo film di Steven Spielberg “Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno” nei cinema dal 28 ottobre. Un viaggio in tre dimensioni nel meraviglioso mondo del celebre fumetto belga “Le avventure di Tin Tin” di Hergé, dove il giovane reporter è protagonista di un rocambolesco viaggio intorno al mondo per risolvere un enigmatico mistero. Per celebrare la collaborazione, il marchio del Leone lancia sul proprio sito un game online ed un concorso a tema Tin Tin dal titolo “Occhio al Dettaglio!” http://www.peugeot.it/tintin/promo Dal sito di Peugeot si potrà accedere ad una sezione interamente dedicata, dove potersi mettere alla prova come “assistente” di Tin Tin e provare a scovare i 50 indizi nascosti disseminati sulla scena. Un tuffo a 360° nel mondo di Tin Tin, con la possibilità di vincere numerosi premi; tra coloro che troveranno tutti e 50 gli indizi, verranno estratti i vincitori di un viaggio in Belgio alla scoperta dei luoghi dove è nato Tin Tin ed il noleggio di una Peugeot 5008 per un periodo di 30 giorni; Tutti i partecipanti al game online, anche quindi coloro che non avranno trovato i 50 indizi, potranno comunque partecipare all’estrazione di 100 videogiochi Ubisoft e Gameloft per console, Pc e dispositivi mobile. Il concorso è valido fino al 30 novembre ed accompagnerà il lancio del film nelle sale italiane. Sul sito Peugeot anche offerte ad hoc per l'occasione.

Qui il trailer del film di Steven Spielberg:

martedì 11 ottobre 2011

Stanno tutti bene (2009): recensione del film con Robert de Niro di Kirk Jones


Recensione n.100 - elenco di tutte le recensioni
Stanno tutti bene... con queste tre semplici parole la moglie di Frank Goode riassumeva le vicende sentimentali e personali dei propri figli al marito, escludendolo forse dai problemi e creando un'aura ovattata attorno alla figura di un padre dedito alla propria famiglia, grande ed umile lavoratore, che aveva proiettato i propri sogni e desideri sui figli ancor prima che su se stesso.  Un padre però, per quanto continui ad immaginare i propri figli come bambini in bicicletta o in skateboard, per quanto venga a lui celato ogni aspetto negativo, ha sempre quel sesto senso di genitore che fa comprendere anche le parole non dette, i silenzi, le assenze. Pur con la certezza che a lui era stato detto che "stanno tutti bene", alle scuse ben poco credibili addotte dai propri figli, Frank decide, in barba ai consigli del medico, di intraprendere un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti d'America, per incontrare ciascun figlio ed accertarsi se davvero stiano tutti bene o se quelle mezze parole e quei silenzi possano celare altre verità a lui nascoste.
Remake di una pellicola del 1990 di Giuseppe Tornatore, con un insolito Robert de Niro a ricoprire il ruolo che fu di Marcello Mastroianni,  Stanno tutti bene è un film che mescola aspetti tipici di un road movie - le lunghe attese alle fermate degli autobus, le chiacchiere con gli sconosciuti, i passaggi con l'autostop -  con altri più adatti a pellicole drammatiche ed altri ancora più intimi tipici di certi film incentrati sui rapporti padre -figli e più in generale sulla famiglia.  Pur non discostandosi molto dall'originale - il finale però è differente e più in stile hollywoodiano - Everybody's fine tende a tracciare uno spaccato d'America, fra sogni più o meno realizzati, fra le attese di un padre che ha speso una vita a lavorare duramente in fabbrica, minando la propria salute in maniera irreversibile, e le vite dei propri figli. Lungo chilometri di fili del telefono che con tanta fatica il protagonista aveva ricoperto di pvc isolante durante gli anni in fabbrica corrono le voci dei figli in parallelo al viaggio intrapreso da Frank, per nascondere al padre una verità triste e non ancora certa. Tutte le azioni che a prima vista sembrano essere mosse esclusivamente da egoismo e disaffezione nei confronti dell'anziano padre si mostreranno al momento debito in maniera del tutto differente.

La pellicola, un po' fiacca nella trama e lenta nei tempi, è sorretta da un grande Robert de Niro, in un'interpretazione differente da quelle solite e sicuramente di grande qualità.  Fra le note positivie è sicuramente  la fotografia, che mette in piena luce le meraviglie paesaggistiche e le grandi differenze degli Stati Uniti. Nel cast, oltre al già citato Robert De Niro, figurano anche Drew Barrymore, Kate Beckinsale e Sam Rockwell.

Giudizio complessivo: @@@

sabato 8 ottobre 2011

This Must be the Place: trailer del film con Sean Penn di Paolo Sorrentino

This Must be the Place è forse una delle pellicole realizzate da un regista italiano più attese di questo scorcio di stagione cinematografica. Paolo Sorrentino (Il Divo) emigra negli States con un progetto cinematografico interessante e valido al punto da catturare l'attenzione di una star di Hollywood del calibro di Sean Penn.  Se This Must be the Place è al contempo titolo e colonna sonora della pellicola, in uscita nelle sale cinematografiche italiane il 14 ottobre 2011, è interessante sottolineare come sia lo stesso David Byrne a figurare non solo come autore della colonna sonora ma anche come attore e coprotagonista. 
Apprezzato al Festival di Cannes 2011 - qui per la recensione in anteprima pubblicata su cineblog - in questi giorni sono diverse le dichiarazioni del regista napoletano e dei produttori che fanno pensare ad un'uscita sul mercato americano prevista in tempo per far rientrare la pellicola fra quelle nominabili agli Oscar 2012. 
Nel cast figurano, oltre ai già citati, Harry Dean Stanton, Judd Hirsch, Eve Hewson (figlia di Bono degli U2), Kerry Condon, Joyce Van Patten, Olwen Fouéré, Shea Whigham, Liron Levo, Heinz Lieven e Simon Delaney.

venerdì 7 ottobre 2011

Top blog cinema ottobre 2011: la classifica dei migliori blog di cinema italiani

Per questo mese è saltata - non si sa ancora per quale motivo nè è stata ricevuta alcuna comunicazione in merito - la pubblicazione in anteprima della top blog cinema di wikio.it.  Per continuità (qui per lo "storico" delle classifiche top blog cinema) , seppur già pubblicata on line da wikio, di seguito è riportata la lista dei primi venti blog cinefili italiani di ottobre 2011. Rispetto al mese precedente la notizia di maggior rilievo è che Il cinemaniaco  è scivolato per la prima volta in oltre un anno e mezzo di monitoraggio in quinta posizione, sopravanzato da Best Movie e Macchie d'Inchiostro. Scendono Pensieri Cannibali e Laboratorio di cinema: recensioni ed altro, mentre recuperano alcune posizioni sia Le Recensioni di Robydick che Screenweek. 

La classifica completa dei migliori blog cinefili italiani stilata da wikio è disponibile al seguente indirizzo:

giovedì 6 ottobre 2011

Divorzio all'italiana (1962): recensione del capolavoro con Marcello Mastroianni di Pietro Germi


Divorzio all'italiana rientra nel novero dei capolavori indiscussi di un certo modo di fare cinema "all'italiana" che ha avuto enormi consensi di critica e pubblico un po' ovunque, dalla vicina Francia alla lontana Hollywood.  Sarcastica e grottesca, la commedia sceneggiata e diretta dal grande Pietro Germi ed interpretata da un superlativo Marcello Mastroianni ebbe tanto successo da ottenere tre nomination agli Oscar del 1963 (miglior regia, miglior attore protagonista e miglior sceneggiatura), vincendone uno (per la sceneggiatura originale),  tanto da vincere il premio per la migliore commedia al Festival di Cannes e due golden globe fra cui quello per il miglior attore protagonista di una commedia.
Nulla è lasciato al caso, nessun passo del film, nessun singolo nodo della trama ordita alla perfezione sembra essere fuori luogo, il ricorso all'immaginazione del protagonista per evidenziarne i desideri, per collegare diversi momenti della narrazione è un espediente che ha fatto scuola, le risate nascoste degli abitanti del luogo risuonano al contempo nelle orecchie del disonorato e del pubblico, l'assurdità di alcuni modi di fare e di comportarsi di un'Italia ancora troppo legata ad antichi retaggi ed abitudini viene stigmatizzata alla perfezione.  Divorzio all'italiana risulta ancora oggi divertente e piacevole e continua ad offrire spunti di riflesisone, anche se il contesto sociale, politico, economico è profondamente differente, almeno in apparenza. E' interessante notare come Germi fosse capace di realizzare una commedia grottesca infarcita di citazioni dotte, da poemi letterari alla lettura di interi articoli del codice penale: si può scrivere senza errore che alla base della trama infatti vi sia proprio l'articolo 587 del codice penale, quello riguardante il delitto d'onore, abrogato solo nel non lontano 1981.

Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella [c.p. 540], nell'atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d'ira determinato dall'offesa recata all'onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni 

Il desiderio del protagonista, il barone Ferdinando Cefalù, di liberarsi della propria odiata moglie porta costui a fantasticare ed a sognare ad occhi aperti, come nell'istante in cui vede la moglie, da intenta che era a far "sabbiature" in spiaggia, sprofondare fra le sabbie mobili.  Il desiderio nei confronti di Angela, la bella e giovanissima cugina interpretata da una giovane Stefania Sandrelli, lo porta a cercare la soluzione più adatta per tornare libero nell'impossibilità di divorziare, dato che la legge dell'epoca, come ben noto, non lo permetteva.  Un caso di cronaca salito alla ribalta dei giornali siciliani, il caso di una moglie tradita che aveva vendicato il proprio onore uccidendo il marito, fa studiare a Ferdinando un piano complesso e difficile: la moglie dovrà innamorarsi di uno sconosciuto e lui, disonorato, potrà farsi giustizia da solo, con pena minima e con la speranza, un giorno, di poter amare ricambiato la cugina.  L'evoluzione della trama porterà però a situazioni impreviste e l'esito finale non sarà scontato come può sembrare...


Magistrale Marcello Mastroianni, bravissimi un po' tutti i personaggi secondari (Daniela Rocca, Leopoldo Trieste, Lando Buzzanca, Odoardo Spadaro, Pietro Tordi) eccezionale Germi che omaggia con una citazione cinematografica Fellini e lo stesso Mastroianni, obbligando i bigotti abitanti del borgo siciliano a riempire la sala per vedere il grande successo La dolce Vita.

Giudizio complessivo: @@@@@@

Recensione n.99 

martedì 4 ottobre 2011

Prima a Napoli di “Radici” di Carlo Luglio e Concerto di Enzo Gragnaniello e i “Sud Express” al Martos Metropolitan

Si riceve e volentieri si pubblica il comunicato stampa riguardante la "prima" a Napoli del film documentario musicale Radici. Questo post è stato pubblicato anche su laboratorionapoletano.com 

Prima a Napoli  di “Radici” di Carlo Luglio e Concerto di Enzo Gragnaniello e i “Sud Express” al Martos Metropolitan
una scena del film documentario
 Giovedì 6 ottobre alle ore 20.30 verrà presentata la prima a Napoli del film documentario musicale “Radici” diretto da Carlo Luglio al Martos Metropolitan, Via Chiaia 149. La serata è organizzata da “Figli del Bronx”, in collaborazione con l’Associazione Culturale “Movies Event” nell’ambito degli eventi di “Venezia a Napoli – Il Cinema Esteso 2011” dell’ Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli. Il documentario musicale è stato presentato in questi giorni alla 68a Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione Giornate degli Autori. “Radici” è una produzione “Figli del Bronx” (Gaetano Di Vaio, Pietro Pizzimento, Fabio Gargano) in coproduzione con “Minerva Pictures Group”. A seguire la proiezione del film ci sarà il concerto di Enzo Gragnaniello e i “Sud Express”.
Ingresso: 5 Euro. Per informazioni: Tel 0810203639 
Il film è un viaggio musicale con Enzo Gragnaniello nella memoria di una Napoli di “sotto”, dei suoi luoghi magici, mitologici e storici ma, anche un percorso nella città di “sopra”, attraverso i suoi monumenti e i suoi quartieri più vivi, sempre punteggiato dalle performance realistiche e oniriche di Gragnaniello con i Sud Express che si intrecciano in siparietti con artisti partenopei e con l'apporto di immagini cinematografiche di repertorio di una Napoli del dopo guerra e degli anni settanta. Una sorta di musicarello su presente e passato con un taglio leggero che infonde emozioni musicali e visive con il proposito di regalare allo spettatore scorci sulla bellezza e sulle vitalità nostrane ormai offuscate da continue rappresentazioni mediatiche sul degrado umano e territoriale. 

Questo il trailer del film documentario:

lunedì 3 ottobre 2011

Ammazzablog: un post a rete unificata contro la norma che obbliga alla rettifica senza verifica

Laboratorionapoletano.com, Quelli di ingegneria meccanica, Laboratorio di cinema: recensioni ed altro e Fabrizio Reale's photo blog aderiscono alla campagna di diffusione in rete di un solo identico post contro la legge-bavaglio ed il comma 29 definito "ammazzablog" proposta da Valigia Blu. Per maggiori informazioni e news a riguardo si consiglia di cliccare sull'hashtag di twitter e leggere quanto segue sotto. 
L'account twitter dell'autore di questo blog è Fabrizio_Reale

#noleggebavaglio


Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog? 
Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.


Cosa è la rettifica? 
La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.
Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione? 
La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.
Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto? 
La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.


Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false? 
E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.


Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?
La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.
Sono soggetti a rettifica anche i commenti?
Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.
Qui l'articolo completo
@valigia blu - riproduzione consigliata

domenica 2 ottobre 2011

Baciato dalla fortuna: recensione e trama del film con Vincenzo Salemme, Alessandro Gassman, Asia Argento


Baciato dalla fortuna è una commedia corale italiana che gira intorno alla figura di Gaetano, napoletano emigrato in quel di Parma per fare il vigile urbano, interpretato da un non particolarmente ispirato Vincenzo Salemme. Il film, uscito nelle sale cinematografiche italiane il 30 settembre 2011, è diretto da Paolo Costella (A Natale mi sposo con Massimo Boldi) e presenta nel cast diversi volti noti del cinema nostrano, da Alessandro Gassman ad Asia Argento, da Dario Bandiera a Nicole Grimaudo, da Elena Santarelli a Paola Minaccioni. Nel cast figura anche Maurizio Casagrande, fedelissimo delle pellicole di Vincenzo Salemme.
Farcita di una marea di stereotipi, è confermata in questa pellicola l'assurda abitudine di un certo modo di far cinema nostrano di accentuare in maniera più che caricaturale le differenze linguistiche e dialettali che intercorrono fra le varie regioni d'Italia, come se ascoltare una persona parlare dialetto stretto potesse risultare divertente o come se un linguaggio offensivo e sboccato sia maggiormente contemplato in sala se espresso in dialetto. 
La mancanza assoluta di fantasia e la (scarsa) qualità stessa della pellicola fanno sì che lo spettatore abbia già previsto dopo appena dieci minuti l'evoluzione della storia e che tutto risulti più che scontato. A ciò va aggiunto che la sceneggiatura appare rabberciata in più punti e che gli stessi attori, per quanto apprezzati e bravi in altri lavori, non si siano davvero impegnati per cercare di rendere il film quanto meno apprezzabile per chi vuole recarsi al cinema solo per ridere un po', senza alcuna pretesa di qualità.  Persino la colonna sonora è scontata: basti pensare che per i titoli di coda sono stati richiamati dal dimenticatoio i Righeira con "No tengo dinero".
Se Salemme pur senza particolare ispirazione riesce comunque a strappare qualche risata in sala, per via anche di un linguaggio forte ed a tratti sboccato e volgare  ma comprensibile solo a parte del pubblico (chi scrive è napoletano), colpisce il fatto che sia Asia Argento che Alessandro Gassman siano ben al di sotto del "minimo sindacale" richiesto loro da parte dei tanti fan ed ammiratori. Sempre uguale a se stesso Dario Bandiera, divertente in un ruolo piccolo ma coincidente con diversi momenti di ilarità da parte del pubblico Paola Minaccioni,  icona sexy di pochissime parole sul copione Elena Santarelli, appena discreta Nicole Grimaudo.  
La pellicola nel suo complesso non convince affatto.
Giudizio complessivo: @1/2
Di seguito è descritta parte della trama del film Baciato dalla fortuna

Gaetano (Vincenzo Salemme) è un vigile urbano di origini napoletane ossessionato dal gioco e da anni oramai ad ogni estrazione del superenalotto gioca la propria sestina 10-20-30-40-50-60, è divorziato da Marisa (Paola Minaccioni) a causa delle strane abitudini di lei di attendere con ansia la morte, amando qualsiasi cosa sia legata alla dipartita (loculi, casse da morto, etc.) e vergine per scelta.  La compagna, Betty (Asia Argento), è una sensuale cuoca che gioca con gli ospiti maschili del ristorante ed ha come amante il comandante Grandoni, sogno segreto o amante di molte donne di Parma che gravitano nei dintorni del comando dei vigili urbani locali, fra le quali Teresa (Elena Santarelli), bionda e sensuale moglie del siciliano Nicola, collega ed amico di Gaetano. L'arrivo di Anna (Nicole Grimaudo) ed il fatto che finalmente la sestina giocata per anni sia uscita, facendo sì che proprio nella ricevitoria dove gioca sempre Gaetano sia stato fatto il "sei" multimilionario, stravolgeranno la vita non solo di Gaetano ma di tutti i protagonisti della commedia.

Questa recensione apparirà anche su laboratorionapoletano.com

giovedì 29 settembre 2011

A-Team (2010): recensione del film con Liam Neeson e Bradley Cooper


Un budget stellare, grandi nomi di Hollywood,  un'enormità di effetti speciali non possono da soli ricreare lo spirito di una serie televisiva, A-Team, che "ha fatto epoca" ed ha incollato alla televisione milioni di spettatori in giro per il mondo con schema e scenografia semplici ma a loro modo geniali... Nonostante ciascun episodio fosse a sè stante e seguisse uno stesso canovaccio, alla luce di quanto visto nella trasposizione cinematografica,  il prodotto finale, seppur contenuto nei tempi e realizzato con budget risicato, risultava "ben riuscito" e funzionale allo scopo.
Se infatti trasferire sul grande schermo una serie TV raramente ha successo e spesso si traduce in un coro critico da parte dei fan dell'epoca, va dato atto ai produttori di A-Team, film uscito nelle sale cinematografiche mondiali nel corso del 2010,  di essere riusciti ad individuare quattro protagonisti che fossero più adatti possibili a sostituirsi agli originali.
Se Liam Neeson, per quanto ottimo attore e per quanto truccato e probabilmente photoshoppato nelle locandine per risultare quanto più simile all'originale Hannibal Smith, non ha il carisma e l'esperienza di un George Peppard,  Bradley Cooper è riuscito nel ruolo che fu di Dirk Benedict ed anche Sharlto Copley bene interpreta Mardock Il Pazzo. Discorso a parte per Quinton Rampage Jackson, in quanto costui aveva l'impossibile compito di riprendere la figura di Bosco "P.E." (Pessimo Elemento) Baracus, nell'immaginario collettivo coincidente con quella dell'attore (Rocky III), ex wrestler e persino protagonista di un fumetto, Mr T (all'anagrafe Laurence Tureaud).
Dovendo spalmare su tempi cinematografici un format nato per piccoli e brevi episodi televisivi, il regista Joe Carnahan sceglie di ripartire dalla genesi del team alfa o a-team, raccontando le fortuite (fin troppo) coincidenze che avevano portato i quattro a conoscersi e soprattutto l'esperienza che ne avrebbe decretato lo stato di clandestinità, allontanandosi però moltissimo dall'originale, svuotando il contenitore televisivo per riempirlo di una marea di effetti speciali e di azioni degne dei migliori action movie.  Le scene ambientate in porto sono difatti spettacolari ma alla fine dei botti potrebbe tranquillamente uscire dalle fiamme un Mel Gibson in stile Arma Letale o un qualsiasi altro "action hero", non l'A-Team con i loro "piani ben riusciti", la passione di John Hannibal Smith (l'indimenticato George Peppard nella versione originale) per i travestimenti  e la maniacale capacità di realizzare armi con materiali di scarto.
Per quanto riguarda la trama, quel che più sembra arrangiata è proprio la prima parte della pellicola, ambientata in Messico: emblematica la scena in cui due marine americani, uno in missione e l'altro in congedo, si incontrano per puro caso in pieno deserto...

Sufficiente la prova di Liam Neeson, discrete quelle di Bradley Cooper e Sharlto Copley, ben poco credibile, nei panni della militare che deve dare la caccia al team, invece la bella di turno, Jessica Biel.

Giudizio complessivo: @@1/2

nota bene

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