giovedì 30 settembre 2010

UP (2009) - recensione del film d'animazione Disney - Pixar


Gli ultimi lungometraggi di animazione della Disney-Pixar, Wall-e e UP, hanno il grandissimo pregio di essere al contempo adatti sia ai bambini, che costituiscono il normale target dei film d'animazione, che ai genitori che accompagnano i propri piccoli figli al cinema. All'interno infatti di un contenitore fatto di colori, immagini ed esseri curiosi, gli sceggiatori ed autori della Pixar hanno preferito inserire una gamma di tematiche di forte impatto etico e sociale, piene di spunti di riflessione piuttosto che le solite vuote storielle. Se a far da contraltare alla deliziosa storia di amore fra Wall-e ed Eve c'era una forte critica sia alla gestione del problema dell'eccessiva produzione di rifiuti che al rischio concreto che l'eccesso di tecnologia possa portare ad un indebolimento nella carne e nello spirito dell'essere umano, in UP si punta il dito contro un certo modo di considerare gli anziani alla stregua di scarpe oramai logore da riporre in un armadio o  in una casa di cura, nella convinzione che questi non possano più offrire alcunchè alla società.
I primi minuti della pellicola sono da cineteca: con un delizioso sottofondo musicale è narrata attraverso pochi frammenti e qualche fotografia la vita del protagonista principale da quando, bambino, si innamorò prima dell'avventura dopo la visione di un cinegiornale riguardante un pioniere dell'aria ed esploratore e poco dopo di una bambina che, con fare da maschiaccio ed un carattere forte, condivideva la sua passione ed i suoi sogni. Quando, oramai avanti nell'età, riuscì finalmente a riempire il salvadanaio dei sogni per comprare l'agognato biglietto aereo per il Sud America, per le cascate del paradiso tanto desiderate,  il sopraggiungere della malattia dell'amata Ellie rese impossibile il coronamento del sogno di entrambi.
La storia di amore di Carl Fredricksen ed Ellie, fatta di sogni, di mattinate passate a fantasticare stesi sui prati, mano nella mano, guardando l'evolversi ed il mutar forma delle nuvole, di salvadanai riempiti a metà per poi essere sempre rotti prima del tempo a causa delle spese comuni, di momenti difficili superati insieme fa da contraltare al triste presente del protagonista oramai rimasto solo, con la cara vecchia, colorata, casetta vittoriana in legno oramai circondata dal grigiore dei cantieri edili e dei grattacieli e da oscuri personaggi, divenuto burbero e misantropo da quando, giovane, era un allegro venditore di palloncini colorati dinanzi allo zoo della città.

Il film nel suo complesso è davvero bello ed è strabiliante come lo spettatore adulto possa passare dall'espressione attonita tipica dei bambini nell'istante in cui i coloratissimi palloncini vengono liberati in cielo a quella seria nel fissare l'oramai anziana Ellie incespicare sulla collina rifugio d'amore e cadere senza aver più la forza di rialzarsi.
Il messaggio del film è palese: gli anziani hanno ancora la forza e le capacità per stupire le generazioni più recenti e per contribuire attivamente al benessere morale ancor prima che materiale della società.  Le scene di lotta fra i due vecchietti, fra ossa che scricchiolano e dentiere che volano, è forse uno dei momenti più esilaranti del film, mentre l'affetto ed il senso di responsabilità dell'anziano protagonista nei confronti del giovanissimo scout capaci di superare gli egoismi e le fissazioni tipiche di un certo stile di vita da anziano aiutano a comprendere l'importanza dei nonni o più probabilmente, stante la differenza di età fra i due protagonisti, dei bisnonni nell'armonia familiare.

A differenza del precedente Wall-e, più omogeneo sotto questo punto di vista, i minuti iniziali della pellicola sono più adatti ad un pubblico adulto mentre buona parte del film è di fatto realizzato in massima parte per un pubblico più giovane, anche se la presenza di un protagonista così atipico, "vecchio" che insegue i propri sogni e lotta,  che non si comporta secondo gli stereotipi dell' anziano dei cartoon, dalla audace ed arguta nonnina di Titti e Silvestro al mitico Mr Magoo, involontariamente comico a causa dei propri difetti di vista causati dall'età.


Uscito negli schermi cinematografici anche nel formato "Disney 3D", UP rientra sicuramente nel novero dei film da non perdere, cui manca però qualcosa, almeno secondo il gusto di chi scrive, per rientrare fra i capolavori del cinema.  Alcuni personaggi comprimari, i cani in grado di parlare grazie ad uno speciale collare, risultano meno incisivi, nonostante siano adeguatissimi per lo svolgimento della narrazione, dei robot difettosi che animavano le scene in Wall-e e spingevano gli umani ad uscire dalle abitudini e dalle regole.

giudizio sintetico: @@@@@


Per la trama rimando all'ampia sezione pubblicata su wikipedia

martedì 28 settembre 2010

Benvenuti al sud - trailer del remake di Giù al nord con Claudio Bisio, Angela Finocchiaro, Alessandro Siani e Nando Paone

A due anni di distanza dall'uscita del divertentissimo e riuscitissimo film francese "Giù al Nord" (titolo originale Bienvenue chez les Ch'tis),  scritto, diretto ed interpretato da Dany Boon con Kad Merad come protagonista principale,  arriva nelle sale cinematografiche italiane il 29 settembre in anteprima Benvenuti al Sud, remake della pellicola francese con il dovuto ribaltamento geografico ( i luoghi comuni che i francesi del Sud hanno nei confronti di quelli del nord sono simili a quelli che gli italiani del nord hanno nei confronti degli abitanti di diverse regioni del sud).   Non sarà semplice per Claudio Bisio, accompagnato nell'avventura da Alessandro Siani, Angela Finocchiaro, Nando Paone (presenza fissa nei film di Salemme ed in diverse pellicole di Bud Spencer di fine anni '70), Valentina Lodovini e Giacomo Rizzo,  ripetere l'exploit dell'originale ma il divertimento dovrebbe essere assicurato, grazie anche alla presenza di tanti navigati comici di origine partenopea. 

il trailer di Benvenuti al Sud:


Il trailer dell'originale Giù al Nord:

lunedì 27 settembre 2010

Air Force One (1997): recensione del film con Harrison Ford, Gary Oldman e Glenn Close


Cosa potrebbe succedere se l'aereo più famoso e sicuro del mondo, l'Air Force One, fosse dirottato da un gruppo di terroristi senza scrupoli e del tutto distaccati dalla realtà?  Questo film del 1997, con la regia di quel  Wolfang Petersen che avrebbe negli anni successivi girato Troy e la tempesta perfetta, riprende diversi temi proposti nel catastrofico-fantascientifico Indipendence day e propone come soluzione la figura di un presidente degli Stati Uniti d'America che è al contempo un esemplare padre di famiglia, un valido politico ed un eroe capace di uccidere nemici a mani nude, utilizzare qualsiasi tipo di arma da fuoco, pilotare un Boeing 747 e salvarsi  più volte dal cadere nel vuoto.  Il sempre bravo Harrison Ford riesce a interpretare un personaggio a metà strada fra il "suo" Indiana Jones ed un action hero degno di un Bruce Willis o di un Mel Gibson, alternando momenti in cui deve destreggiarsi fra armi da fuoco e mosse di lotta ad altri in cui deve riprendere il compassato aspetto del presidente degli Stati Uniti d'America. 
La pellicola nel suo complesso è piacevole e divertente e va vista -  probabilmente rivista  - con la consapevolezza che l'eccessiva retorica e l'esagerata enfasi con cui vengono sottolineate le scelte di tutti i personaggi politici che agiscono sotto la bandiera a stelle e strisce fa parte della cultura e di un certo modo di fare film in USA e che, in un'epoca precedente al terribile 11 settembre 2001, la fantasia degli sceneggiatori nel cercare nemici credibili degli Stati Uniti era ai minimi termini.
La trama in più di un punto infatti zoppica ma gli effetti speciali, buoni per l'epoca, ed alcune trovate degne dei migliori film di azione compensano i limiti legati alla sceneggiatura troppo tesa a creare nello spettatore l'immagine del presidente eroe ed uomo comune al contempo. 
Buona l'interpretazione di Glenn Close, nei panni del vicepresidente, più che discreta quella di Gary Oldman, un dirottatore sanguinario che sotto certi aspetti ricorda il personaggio interpretato dallo stesso Oldman in Leon (1994).

sabato 25 settembre 2010

Una notte al museo 2 la fuga: recensione del film con Ben Stiller, Amy Adams e Owen Wilson

Chiamato a ripetere l'enorme successo riscosso dal primo film, Una notte al Museo 2 la fuga ripropone dopo poco più di due anni lo stesso identico mix di gag comiche ed effetti speciali senza però avere più l'originalità del primo capitolo della saga ed assumendo un tono narrativo fin troppo divulgativo delle bellezze dello Smithsonian. L'espediente che permette al regista  Shawn Levy di riprendere il filo della narrazione consiste nella decisione da parte dei vertici del museo nazionale di storia naturale di sostituire le vecchie statue di cera con dei modelli più moderni, ologrammi e cose simili. Gran parte dei vecchi oggetti esposti sarà quindi spostata nei giganteschi sotterranei del famoso museo ma a guastare ogni progetto provvederà la solita scimmietta che porterà con sè la magica tavoletta di Akmen-ra capace di ridestare i morti e dar vita a tutte le statue del museo.
Al di là dello svolgimento narrativo della storia e delle gag comiche presenti, il film è di fatto un inno agli Stati Uniti d'America ed alla superiorità degli statunitensi sugli europei. In questo contesto gli eroi sono il protagonista Larry e personaggi della storia nazionale e, in questo secondo episodio ancor più che nel primo, i deus ex machina che salvano il protagonista altro non sono che due presidenti della repubblica del calibro di Abramo Lincoln e Teddy Roosevelt, interpretato nuovamente da Robin Williams. Di contro tutti i personaggi cattivi sono stranieri: dal faraone egizio Ka-mun-rah ad Al Capone, passando per Napoleone Bonaparte. 
Nel cast compaiono tutti i protagonisti del primo episodio (Ben Stiller e Owen Wilson su tutti) oltre a diverse new entry (Amy Adams, Alain Chabat e Hank Azaria).
Una nota va scritta riguardo al doppiaggio italiano: in diversi casi c'è un utilizzo del dialetto del tutto inutile ed a tratti fastidioso ed i tanti confronti fra la figura di Napoleone e quella di Berlusconi paiono ripetitivi ed eccessivi, nonchè inutili in quanto del tutto fuori contesto.
Notevoli, come nel primo film, gli effetti speciali.
giudizio complessivo: @@

venerdì 24 settembre 2010

L'ultimo dominatore dell'aria: trailer del film fantasy in uscita il 24 settembre

Uscirà nelle sale cinematografiche italiane venerdì 24 Settembre "L'ultimo dominatore dell'aria" (titolo originale The Last Airbender), film fantasy basato sulla serie animata Avatar - La leggenda di Aang.   Il regista  è M. Night Shyamalan (Il sesto senso). Il film è stato riconvertito in 3D solo in fase di post-produzione. La pellicola negli States ha incassato poco più di 130 milioni di dollari nonostante sia costata oltre 150 milioni ma il successo in Italia, alla luce della distribuzione in oltre 350 sale cinematografiche, è quasi assicurato. 


giovedì 23 settembre 2010

La solitudine dei numeri primi: recensione del film di Saverio Costanzo con Alba Rohrwacher e Luca Marinelli

Ricevo e volentieri pubblico la recensione de "La solitudine dei numeri primi" fatta da Daniela Persico di Unagiovinedibellespes.splinder.com.

locandina solitudine

"La solitudine dei numeri primi" è un film di produzione italo-francese del regista italiano Saverio Costanzo.
Tratto dal bestseller da oltre un milione e duecentomila copie di Paolo Giordano (che firma con Costanzo la sceneggiatura della pellicola), "La solitudine dei numeri primi" racconta diacronicamente ed intercronicamente, attraverso un doppio e triplo registro di flashback, narrazioni di un'epoca unitaria e flashforward, la storia - agghiacciante - di due ragazzi, Alice e Mattia, in una Torino avvolta in una nebbia ed un maltempo perenni. Le vite dei due protagonisti scorrono parallele nei loro lancinanti dolori, in entrambi i casi dettati da una fatalità crudele (un grave incidente di sci, la nascita di una gemella autistica) ed ingigantiti da un tessuto familiare di riferimento, respingente e non meno malevolo, fino all'incontro tra i due, non meno casuale (Alice e Mattia diventano compagni di scuola dopo che quest'ultimo cambia istituto, si lascia intendere a causa dei suoi disagi, nel corso dell'anno scolastico).
Su questo incontro nel mezzo di un lungo corridoio, Costanzo gioca tutto il suo film e tutte le sue inquadrature chiave: innumeri sono le volte che vedremo i nostri camminare lungo direzioni opposte, guardarsi allontanare l'uno dall'altro, fare ingresso insieme attraverso volte più o meno naturali, perdersi da soli in cammini iniziatici che hanno il sentore e le stigmate di un passato inconfessato (Mattia), o quelli dell'abbandono della mente (Alice).
Di una storia che, in sé e per sé, forse varrebbe pure la pena di essere cinematograficamente raccontata (e qui mi riferisco prettamente alla sceneggiatura, non avendo letto il libro di Paolo Giordano), Saverio Costanzo fa un'opera monumentale ed eccessivamente dilatata, nella quale, paradossalmente, la sofferenza psichica - che si traduce, per essere sopportata, in sofferenza fisica - dei due protagonisti non trasmette quello che quasi di default dovrebbe comunicare.
E così le quasi due ore del film appaiono, se possibile, ancora più lunghe, soprattutto in una prima parte priva, a mio parere, di efficaci soluzioni stilistiche.
Nella seconda parte, invece, quel manierismo narrativo (reso ancora più evidente, sempre IMHO dall'angosciante e forzatamente sofisticata colonna sonora di Mike Patton), si risolve in una più incisiva scelta comunicativa che, soprattutto nella descrizione del baratro in cui è caduta Alice, convince ed in un certo senso avvince, pur se forse troppo presa da citazioni e suggestioni non sempre autentiche. Al contrario, trovo che una scena molto felice sia la corsa a capofitto di Alice per le scale, in una più che evidente rimembranza delle immagini di Escher, la quale sarà, ancora una volta, ripresa con altro sentire ed altro guardare con l'ingresso di Mattia nel condominio.
luca marinelliBuona prova di esordio cinematografico dell'attore teatrale Luca Marinelli, "La solitudine dei numeri primi" consacra però Alba Rohrwarcher, giovane ma oramai più che promettente attrice, la quale, dopo l'intensissima interpretazione di Giovanna nel film di Avati "Il papà di Giovanna", che le valse anche un David di Donatello, ha rischiato di vincere la Coppa Volpi, con una performance che di sicuro merita di essere sottolineata.
Spicca ancora nel cast, che pure si avvale della presenza di un'Isabella Rossellini abbastanza in parte, il cammeo di Filippo Timi nel ruolo del clown. Timi, ottimo come sempre, è qui protagonista, a mio giudizio, di una delle scene più interlocutorie e forzate di tutta la prima - non convincente - parte.
In definitiva, il film di Costanzo riesce in un paradosso piuttosto clamoroso e, suppongo, affatto voluto: non comunica al cento per cento, ma, probabilmente neanche al cinquanta, tutto il male di vivere dei suoi protagonisti.
Paradosso acuito dalla circostanza che con "Private", il suo meraviglioso esordio, con l'ausilio di una scrittura quasi documentaristica, Saverio Costanzo era riuscito ad investigare, denudare ed offrire deliberatamente tutti i suoi protagonisti. Protagonisti che, in questo caso, rimangono quasi appiattiti sullo sfondo, schiacciati da qualche artificio di troppo.
 

Giudizio complessivo: @@@1/2

mercoledì 22 settembre 2010

La passione: trailer ed intro del film di Carlo Mazzacurati con Silvio Orlando, Stefania Sandrelli e Corrado Guzzanti

La recensione e trama del film è stata pubblicata a questo indirizzo.

Uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 24 settembre, dopo essere stato presentato in anteprima alla 67ma Mostra Internazionale d'arte cinematografica di Venezia,  "La Passione", commedia scritta e diretta da Carlo Mazzacurati. 
Silvio Orlando è Gianni Dubois, un regista in crisi, che, in seguito ad un incidente durante il quale danneggia un'opera artistica del '500, è costretto dal sindaco (Stefania Sandrelli) del paese ad allestire in soli cinque giorni la rappresentazione itinerante delle scene della Passione di Gesù Cristo.  Dovrà pertanto cercare in primis il cast, fra meteorologi dal carattere curioso (Corrado Guzzanti) ed ex galeotti (Giuseppe Battiston) per poi organizzare la rappresentazione.
Nel cast figurano oltre ai già citati attori anche  Cristiana Capotondi e  Kasia Smutniak.

Il trailer:

lunedì 20 settembre 2010

GianMarco Tognazzi a voce alta

GianMarco Tognazzi sulla MSC Fantasia

Chi scrive ha avuto l'opportunità di ascoltare, nell'ambito della presentazione della rassegna culturale napoletana "Incontri di lettura...a voce alta" avvenuta il 20 settembre 2010 sulla MSC Fantasia, un GianMarco Tognazzi particolarmente ispirato nella lettura a voce alta, accompagnato da una base musicale, di diversi tesi tratti dal CD "Parole Note", realizzato a favore della Fondazione Veronesi con la collaborazione di diversi volti noti della cinematografia italiana, da Claudio Santamaria ad Ambra Angiolini, passando per Filippo Timi e lo stesso GianMarco Tognazzi.   L'intimità del rapporto con gli ascoltatori e la tipologia dei brani letti con sentimento hanno dato la possibilità all'attore di fornire un'interpretazione forte e di qualità, che cancella in chi scrive l'immagine negativa dovuta alla presenza nell'ultimo cinepanettone Natale a Beverly Hills. 
Prima di cedere il passo alla musica ed alle parole, il figlio dell'indimenticato Ugo Tognazzi si è soffermato con i presenti e sopratutto con l'assessore alla cultura del comune di Napoli Nicola Oddati ad interloquire su come sia difficile riuscire ad organizzare eventi culturali ancorchè piccoli in Italia e su come sia bistrattato il cinema italiano. L'invito rivolto è quello di investire maggiormente nella cultura nonostante le difficoltà economiche, perchè il patrimonio culturale italiano potrebbe e dovrebbe essere uno degli strumenti per uscire dalla crisi economica. Non sono mancate stoccate all'attuale classe politica.
Particolarmente efficaci sono state le parole in ricordo del padre, a quasi venti anni dalla scomparsa: la volontà di testimoniare ai più giovani chi fosse il grande Ugo Tognazzi ha portato GianMarco ad impegnarsi nella costruzione di un sito internet dedicato al padre, onde evitare che i ragazzini, fermandolo per strada, possano esclamare "guarda, c'è Tognazzi... Ugo Tognazzi".
Per la cronaca l'attore, che sarà impegnato nelle prossime settimane nelle riprese della fiction "Squadra antimafia 3 - Palermo oggi" si è cimentato, oltre che nella lettura de "La Cura" di Battiato, anche con i testi di Pedro Salinas (eterna presenza), di Martha  Medeiros (lentamente muore) ed Erri De Luca (valore).  
Nella pagina ufficiale di "Parole note" e su youtube sono stati pubblicati due video relativi alla lettura de "La cura" e di "Valore":


Tognazzi legge: La cura
Tognazzi legge "Valore"

giovedì 16 settembre 2010

Inception: trailer ed intro del film di Christopher Nolan con Leonardo di Caprio in uscita il 24 settembre

Uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 24 settembre il nuovo film di Christopher Nolan, Inception, che sta riscuotendo enorme successo in queste prime settimane di settembre nei cinema americani, avendo quasi raggiunto i 300 milioni di dollari incassati.  Va sottolineato che il regista degli ultimi due episodi di Batman (Batman Begins e Il Cavaliere Oscuro) e di The Prestige è anche sceneggiatore e produttore di questo film di fantascienza o, come tanto di moda nel mondo anglosassone,  "sci - fi" (science fiction) .
Leonardo diCaprio è Dom Cobb, esperto del subconscio, abilissimo nello sfruttare un particolare dispositivo in grado di penetrare nelle menti e nei sogni delle persone per carpire e rubare segreti industriali di grande valore, in una dimensione onirica parallela a quella reale, all'interno della quale è ambientata buona parte della pellicola.
Nel cast figurano, oltre al citato Leo diCaprio, anche Marion Cotillard, Joseph Gordon-Levitt, Ellen Page, Ken Watanabe, Cillian Murphy ed il grande Michael Caine.

Il trailer italiano:

martedì 14 settembre 2010

The American: recensione e trama del film con George Clooney e Violante Placido


Uscito nelle sale cinematografiche italiane il 10 settembre, The American è ambientato quasi interamente in Abruzzo, in provincia de l'Aquila, fra Castel del Monte, Castelvecchio Calvisio, Calascio e Sulmona.  
Basato su un romanzo di quasi venti anni fa, A Very Private Gentleman, il film è costruito sulla figura di Jack, interpretato da George Clooney, killer professionista ed impeccabile, esperto artigiano nella costruzione delle armi, che dopo essere stato costretto ad uccidere una propria amica durante un'azione in Svezia è tormentato dai dubbi e dai rimorsi. 
Nonostante la trama possa portare a pensare che si tratti di un thriller, il regista Anton Corbijn (autore di videoclip di successo degli U2, dei Depeche Mode e dei Coldplay)  tende ad affrontare ed approfondire i tormenti psicologici del protagonista, alla ricerca di sè stesso nella pace e nel silenzio di una delle regioni forse meno conosciute d'Italia da parte del pubblico americano, quell'Abruzzo descritto come un insieme di lande desolate,  e borghi medievali.  In tal contesto sono i silenzi, gli ampi spazi deserti, gli stretti vicoli illuminati da una fioca luce gialla, le stanze di un bordello illuminate da una soffusa luce rossa a dominare la scena in cui si muove quasi sempre in solitudine il killer brizzolato. La lentezza con cui il regista si sofferma sui particolari della vita del protagonista e degli altri pochi interpreti è rotta solo da un inseguimento a bordo di una vespa PX e da poche altre scene d'azione.

Nonostante alcuni spunti interessanti, durante la proiezione sono diversi i momenti in cui lo spettatore è sopraffatto dalla noia e la trama con il passare dei minuti diventa sempre più prevedibile, fino al finale alquanto scontato. 
Bella la fotografia, che indugia sulle bellezze un po' retrò dell'entroterra abruzzese, sfruttando i cieli plumbei e le tenui luci dei lampioni per descrivere piccoli borghi medievali fatti di scalinate e vicoli, archetti e balconcini, per una pubblicità gratuita in favore della provincia più colpita dal terremoto dell'aprile 2009.  La colonna sonora ricalca la lentezza con cui il regista tende a soffermarsi su determinate scene ed è ricca di melodie e canzoni italiane.  Curioso e piacevole il richiamo all'indimenticato Renato Carosone, con "Tu vuo' fa l'americano" che risuona fra le pareti del bar in cui proprio il protagonista, un americano, si atteggia ad italiano sorseggiando un espresso e leggendo il Corriere della Sera.  Diverse sono anche le citazioni ad altre pellicole: su tutte il minuto dedicato al grande Sergio Leone.
Poco più che sufficiente la prova di George Clooney. Perfetto nel ruolo del prete anziano, saggio e con qualche scheletro nell'armadio Paolo Bonacelli.  Fa una buona figura al cospetto del bel George anche Violante Placido, che bene incarna la figura della prostituta romantica e pronta ad innamorarsi del proprio cliente. Gli altri interpreti, fra cui il nostro  Filippo Timi, ricoprono ruoli più marginali.

giudizio complessivo: @@1/2

Di seguito è svelata parte della trama
Jack è un killer spietato, un vero artigiano nella costruzione di armi di precisione. Durante una missione in Svezia non tutto va come previsto ed è costretto, per nascondere la propria identità, durante un conflitto a fuoco con dei nemici apparsi dal nulla, ad uccidere anche la ragazza che era con lui.  Preso dal rimorso per quanto accaduto, all'arrivo a Roma per assumere un nuovo incarico, decide di non seguire pedissequamente quanto richiesto dal proprio capo, Pavel, ma di svolgere l'ultimo lavoro in maniera diversa, prendendo contatti con la gente del posto e dedicando un po' di tempo anche alla ricerca di sè oltre che al lavoro. La costruzione di un'ultima arma di precisione per conto della bella ed affascinante Ingrid avverrà in un tranquillo appartamento fra i vicoli e le scalinate di un antico borgo abruzzese e l'incontro con l'anziano parroco e con una giovane e bella prostituta del luogo sconvolgeranno la vita del protagonista.

Il trailer è già stato pubblicato qui.
Questa recensione è stata pubblicata anche ne "Il laboratorio di Fabrizio Reale"

lunedì 13 settembre 2010

L'uomo che fissa le capre (2009): recensione del film con George Clooney, Kevin Spacey e Ewan McGregor


Uscito nelle sale cinematografiche italiane nel novembre 2009, l'uomo che fissa le capre è una commedia fra il grottesco, il demenziale ed il dissacrante che può contare su un poker d'assi d'eccezione: George Clooney, Jeff Bridges, Kevin Spacey ed Ewan McGregor.  Il regista Grant Heslov  riesce a dar ampio spazio ai quattro protagonisti, lasciando che ciascuno abbia momenti in cui poter rubar letteralmente la scena agli altri e, grazie anche ad una sceneggiatura originale ed un po' assurda, può permettersi di costruire una pellicola profondamente antimilitarista e di approfondire temi riguardanti la guerra in Iraq di difficile gestione, inserendoli all'interno di una trama inverosimile e paradossale che spazia fra richiami ai figli dei fiori e citazioni alla saga di Guerre Stellari.
Fra una macchietta e l'altra, fra una avventura ai limiti dell'assurdo ed un addestramento militare realizzato da un santone hippie, è forte la critica all'apparato militare USA in Iraq ed al trattamento riservato ai sospetti di terrorismo e gli americani presenti in Mesopotamia sono descritti in parte come personaggi senza scrupoli pronti ad arricchire le proprie aziende  sfruttando i vuoti lasciati dalla guerra.
L'originalità della trama è un punto di forza e debolezza al contempo, in quanto finiscono nel calderone troppi richiami e citazioni, dalla religione Jedi a quelle orientali, dal pacifismo degli hippie all'utilizzo di allucinogeni, in modo tale che si possa passare dalla volontà di risolvere le guerre in maniera pacifica sfruttando soldati eroi in grado di utilizzare al massimo la propria mente, di condizionare quelle altrui e di oltrepassare, almeno in teoria, i muri, alla capacità inutile quanto folle di poter uccidere una capra fissandola intensamente con lo sguardo.  Il risultato finale è una commedia demenziale piuttosto che grottesca o dissacrante ed è difficile ad un pubblico non americano cogliere alcune sfumature ed alcune battute.

Sopra le righe, grazie alla tipologia di film, è l'interpretazione di tutti e quattro i protagonisti principali. Che possa piacere o meno questo genere di film, è indiscusso che la qualità degli attori sia notevole e che i protagonisti si siano divertiti nel lanciarsi in una recitazione  auto-parodistica, esaltando alcune loro peculiarità e sfruttando buone dosi di autoironia per portare all'eccesso alcuni aspetti del proprio modo di recitare. 

Giudizio complessivo: @@ 1/2

Per quanto riguarda la trama rimando alla pagina presente su wikipedia.

venerdì 10 settembre 2010

Mangia prega ama: trailer del film con Julia Roberts, James Franco e Javier Bardem girato in parte anche a Napoli

Uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 17 settembre Mangia Prega Ama , l'attesa pellicola tratta dal best seller autobiografico di Elizabeth Gilbert Mangia, prega, ama - Una donna cerca la felicità, che ha come protagonista la sempre bella Julia Roberts.  Il film riprende i temi trattati nel libro, un vero e proprio diario personale in cui l'autrice racconta come la sua vita sia profondamente cambiata in pochi anni, da quando, pur felicemente sposata, con una bella casa ed un lavoro appagante,  sentiva di non essere felice, fino alla decisione, dopo la fine del proprio matrimonio, di intraprendere un viaggio intorno al mondo.  Julia/ Elizabeth lascerà così la città di New York per recarsi in Italia, dove si dedicherà al buon cibo ed ingrasserà (memorabile per chi scrive, in quanto napoletano, la scena della pizza mangiata dal famosissimo "Da Michele" in pieno centro storico, vicino al popolare e tristemente famoso per la presenza di clan camorristici quartiere di Forcella), in India ed in Indonesia (a Bali) dove cercherà rifugio nella preghiera e cercherà nuovi amori.
Nel cast figurano anche James Franco, Javier Bardem ed ha un piccolo ruolo anche il nostro Luca Argentero.

lunedì 6 settembre 2010

Somewhere: recensione e trama del film di Sofia Coppola con Stephen Dorff ed Elle Fanning


Uscito nelle sale cinematografiche italiane in anteprima il 3 settembre  dopo aver ottenuto buoni consensi di critica durante la proiezione alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, Somewhere è ispirato alla storia personale dell'autrice, sceneggiatrice e regista Sofia Coppola, giunta al quarto lavoro dietro la cabina di regia. Dubito che il cinema della figlia del regista de Il Padrino possa piacere a tutti, è certo, però, che l'originalità descrittiva e narrativa ne costituisce uno dei punti di forza: i silenzi e le riprese forzatamente indugianti su persone ferme od intente a ripetere fin troppe volte gli stessi gesti riescono, insieme ad una peculiare descrizione dei contorni, dei colori, delle ombre della città di Los Angeles,  a spingere lo spettatore lungo il percorso narrativo prescelto senza mai al contempo dedicare tempo e pellicola a   discorsi o scene dai rapidi sviluppi alle quali siamo normalmente abituati.

La vita del protagonista, Johnny Marco, attore di chiare origini italiane, a dispetto del proprio ruolo di celebrità dello star system di Hollywood, pieno di donne, denaro e vizi, scorre incredibilmente apatica, lenta e noiosa. Sofia Coppola utilizza tutti i mezzi a propria disposizione per rendere palese allo spettatore il malessere, la solitudine, il male di vivere che avvolge Johnny:  abituato ai lussi ed ai vizi sfrenati a tal punto da non far più caso a nulla, circondato da pseudo amici durante feste e festini eppure solo,  inseguito quasi dalle belle donne eppure annoiato anche dal sesso, a tal punto da addormentarsi durante un rapporto.
La scena iniziale del film, con la telecamera immobile a fissare un angolo di un polveroso mini circuito  situato nell' arido entroterra californiano e gli spettatori attoniti ad ascoltare il rombo di una potente Ferrari nera in attesa di vederla sfrecciare una, due, quattro volte davanti all'occhio vigile della cinepresa, riassume  al contempo il malessere - ancora inconscio - del protagonista e lo stile che la regista darà all'intero film.  La stessa figlia, nata da un matrimonio fallito, rientra in questo lento vortice: quando deve va a prenderla e la porta a danza, evitando accuratamente anche con lei di sostenere dialoghi, con il silenzio continuo padrone della prima metà del film, insieme alla bella colonna sonora affidata al marito della regista.  L'improvvisa decisione della ex-moglie di sparire per un po' sconvolgerà la vita di Johnny, costringendolo a cambiar registro dovendosi occupare della figlia ancor prima dei propri vizi e sarà proprio il senso di responsabilità, la quotidianità dei piccoli gesti, la colazione al mattino o una partita a carta la sera, a far comprendere al protagonista quanto sia vuota e inutile la propria vita.  Il rapporto padre - figlia, fatto non solo di parole ma anche e sopratutto di gestualità e - ancora- silenzi, è descritto dalla Coppola con metizia ed attenzione. Gli sfondi, i luoghi all'interno dei quali sono ambientate le scene sono in realtà dei "non luoghi", la stanza d'albergo, i lunghi corridoi, le strade semideserte della California interna e quelle affollate prossime alla città sono quel "somewhere" cui fa riferimento il titolo, quel "da qualche parte"all'interno del quale Johhny Marco si sposta sempre più stancamente fino all'arrivo della figlia.

Ottimo  Stephen Dorff, credibile come sia come artista maledetto ed annoiato che come affettuoso padre. Eccezionale davvero la piccola Elle Fanning, chiamata al primo ruolo davvero importante della sua già lunga carriera,  che interpreta benissimo la parte della ragazzina costretta a diventare più matura della propria età a causa dell'assenza di figure di riferimento parentali.  Per quanto riguarda la lunga pattuglia delle comparse italiane, a parte la brava Laura Chiatti,  che interpreta una amante italiana della star, tutti i vari protagonisti della televisione nostrana (Nino Frassica, Valeria Marini, Simona Ventura, ma anche Jo Champa ed altri) apparsi nella scena della premiazione del telegatto non fanno altro che mostrare una volta di più al pubblico straniero ancor prima che al nostro a quale livello di trash e volgarità si sia giunti dalle nostre parti. Che Sofia Coppola faccia di fatto scappare padre e figlia dal lussuoso albergo milanese dopo una premiazione fatta di ammiccamenti, nomi storpiati e balletti da Bagaglino è un fatto su cui molti fantomatici autori televisivi dovrebbero riflettere e non poco.

Somewhere è sicuramente un film interessante, di qualità, con ottimi interpreti.  Può ovviamente non piacere a tutti in quanto la lentezza con la quale Sofia Coppola indugia su scene e momenti  e l'assenza durante buona parte delle scene iniziali di dialoghi che vadano oltre il "ciao come stai?" possono infatti risultare indigesti ad un pubblico oramai abituato ad un certo modo di far film.
Edit 11 settembre: Somewhere ha trionfato alla 67ma edizione della mostra del cinema di Venezia, al film di Sofia Coppola è infatti andato l'ambitissimo leone d'oro.

Giudizio complessivo: @@@@

Di seguito è svelata parte della trama.
Johhny Marco è un attore di fama mondiale, star di Hollywood, che risiede da diverso tempo in una stanza di un famoso albergo di Los Angeles, abitualmente utilizzato da attori e personaggi dello star system. La sua vita procede  fra lunghi giri in Ferrari, festini a base di alcool, droga e sesso, spogliarelliste a domicilio  (le scene con le gemelle ballerine di lap dance sono memorabili) e donne che gli si concedono dopo un solo sguardo. Eppure la sua vita è noiosa, priva di vitalità e di piacere.  I giri in Ferrari altro non sono che ripetitivi percorsi polverosi in mezzo al deserto californiano, i festini spesso comportano scoccianti ospiti che chiedono consigli, durante le ammiccanti esibizioni di ballerine di lap dance il protagonista si addormenta più di una volta, così come accade durante momenti di sesso con partner occasionali.  Fra sedute dagli autori di maschere facciali,  conferenze stampa, presentazioni di film ed altro nulla riesce a smuovere dall'apatia il protagonista. La decisione della ex-moglie di "allontanarsi per un po'" e l'arrivo inaspettato della figlia Cleo nella propria vita quotidiana modificherà pur senza sconvolgerla l'esistenza di Johnny.  Niente più festini nè droga, orari più regolari, la colazione al mattio preparata dalla figlia, piacevoli chiacchierate e partite alla Wii... Alla fine sarà lui stesso a decidere di cambiar vita...

venerdì 3 settembre 2010

TOP BLOG cinema settembre 2010: la classifica wikio.it dei principali blog di cinema italiani

Come puntualmente accade oramai da tre mesi, è tempo di pubblicare in anteprima ed in esclusiva la classifica stilata da wikio.it "Top Blog" dei 20 principali blog di cinema presenti in Italia.  
Per quanto riguarda le prime posizioni,  rispetto al mese scorso cambia la quinta posizione  in quanto vivacinema e cinezapping si scambiano la propria posizione. Entra in top10 "e al cinema vacci tu" a discapito di questo blog mentre cambia poco nelle restanti posizioni.
La classifica verrà pubblicata sul portale wikio fra qualche giorno.  Qualora si trovi a passare da queste parti l'autore di un blog cinefilo che non sia indicizzato e presente nella top blog cinema di wikio non esiti a contattarmi (qui il mio profilo su blogger) in quanto chi scrive collabora con lo staff di wikio in qualità di "esperto" per la redazione di una sempre più completa classifica dei blog cinefili.

1cineblog
2Il Cinemaniaco
3CineTivù
4Cinefestival
5www.vivacinema.it
6CineZapping
7Attenti al Cine
8Memorie di un giovane cinefilo
9Friday Prejudice
10e al cinema vacci tu
11Laboratorio di cinema: recensioni ed altro
12C'era una volta il cinema...
13Maxso Film
14Al Cinema
15Cinemaleo's Blog
16un paio di uova fritte
17www.iocinemablog.it
18Future Film Festival
19...ma sono vivo e non ho più paura!
20ScreenWEEK.it
Classifica curata da Wikio

giovedì 2 settembre 2010

Miral: trailer e commento dell'atteso film di Julian Schnabel presente alla Mostra di Venezia

Esce domani (3 settembre) nelle sale cinematografiche  italiane Miral, uno dei film più attesi presenti in concorso alla 67ma edizione della Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia. Il regista è quel Julian Schnabel che appena tre anni fa ha fatto incetta di premi con Lo scafandro e la farfalla.
Miral, tratto dal romanzo La strada dei fiori di Miral della giornalista e scrittrice palestinese Rula Jebreal, volto noto del giornalismo televisivo italiano (Omnibus, Anno Zero, etc.) ed attuale compagna del regista, narra episodi della vita di  una giovane palestinese che vive in un orfanotrofio in seguito ad un attentato e da dove segue con passione le vicende del suo paese, sostenendo la causa palestinese fino alla decisione di lasciare la propria terra. Protagonisti sono Freida Pinto (the Millionaire) e Willem Dafoe.
Ecco il trailer:

 

nota bene

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